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Vestibolite vulvare: ecco cosa è stato decisivo per guarire

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29/11/2013

Le vostre lettere alla nostra redazione

Ho un compagno che amo tantissimo, e con il quale ho avuto per anni una vita intima appagante. Ma nel corso degli ultimi otto mesi sono stata tormentata da un problema grave e inaspettato: al tentativo di penetrazione, peraltro fatto con gentilezza e cautela, sentivo un fortissimo dolore e bruciore all’entrata della vagina. Dolore e bruciore che, accompagnati a forte rossore, continuavano anche nei giorni successivi, soprattutto quando andavo in bagno; inoltre avevo perdite bianche molto abbondanti di cui non riuscivo a capire la natura e l’origine.
Non avevo un ginecologo di fiducia (la dottoressa da cui andavo da tempo aveva cambiato città), e così per un bel po’ non ho fatto niente per risolvere la situazione. Il medico di famiglia si limitava a consigliare antibiotici e lavande, che lasciavano il tempo che trovavano. Solo il continuo dolore, alla fine, mi ha convinta a fare qualcosa. Girando su Internet ho trovato questo sito e, insieme al mio compagno, ho deciso di chiedere aiuto alla professoressa Graziottin.
Dopo la visita, la professoressa ha diagnosticato una vestibolite vulvare molto aggressiva e una persistente vaginite da Candida. La cura, sottolineò subito, sarebbe stata lunga e avrebbe riguardato anche i miei stili di vita: ma se avessi perseverato, mi disse con un sorriso che mi scaldò il cuore, sarei guarita e avrei potuto riconquistare l’intimità serena di una volta.
Oggi, a distanza di tre mesi dalla prima visita, la vestibolite vulvare è quasi guarita («A tempo di record!», ha detto la professoressa congratulandosi con me), anche se devo sempre fare molta attenzione a quello che mangio: per esempio, non posso più mangiare la pizza, che mi piaceva tanto... La terapia della candida è più lunga, ma non infinita: entro qualche mese mesi terminerò – con dosi via via decrescenti – l’assunzione del farmaco e potrò considerarmi guarita anche su questo fronte. O, per lo meno, correrò molti meno rischi di avere delle recidive.
Ho deciso di scrivere a questa rubrica per dare alle donne che soffrono come soffrivo io una testimonianza forte di ciò che, nel mio caso, credo sia stato decisivo per guarire: una terapia farmacologica chiara e ben definita, e non il solito «Provi questo…» che si sente tante volte dire negli ambulatori; una consulenza innovativa sugli stili di vita, che non rientrano quasi mai nei protocolli ufficiali di cura; una dottoressa professionale e profondamente umana, capace di diagnosticare, informare, esortare e incoraggiare come mai avevo visto fare nella mia vita; un compagno amorevole e paziente, che ha saputo reggere lo stress dei lunghi mesi di malattia e mi è stato vicino anche nei momenti non sempre facili della cura.
Tutto questo è capitato a me, ma può capitare a chiunque non si arrenda al dolore e sappia cercare il medico giusto per le proprie esigenze.
Silvia S.T.

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