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Vestibolite vulvare: prima un dolore tremendo, ora sono di nuovo sana e felice

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05/02/2016

Le vostre lettere alla nostra redazione

Sono una ragazza di 24 anni, con una bellissima famiglia, fortunata e felice della mia vita. Certo non è tutto “rose e fiori”, come si dice, ma non sono certo il tipo a cui piace lamentarsi per tutto: anzi cerco sempre di trovare il lato positivo in ogni cosa o comunque di gioire ed essere grata per ciò che la vita mi riserva. Forse, la cosa che mi frega è prendere le cose troppo di petto, perché ciò comporta raggiungere picchi di gioia esagerati (spesso e volentieri per niente!), ma inevitabilmente sprofondare nello sconforto più totale quando qualcosa non va proprio nel verso giusto.
Uno di quei momenti così tristi, pesanti e anche un po’ difficili da elaborare è iniziato circa due anni fa, quando ho cominciato a stare male, avvertendo dei forti dolori durante i rapporti. Sinceramente non capivo, fino ad allora non mi era mai capitato di dover fingere, affrettare le cose o, nel peggiore dei casi, interrompere addirittura il rapporto.
Era Natale 2013.
Il bruciore a poco a poco diventava sempre più forte, tant’è che mi resi conto di avere dei taglietti esterni alla vulva: corsi in farmacia dove mi consigliarono una crema che in poco tempo rimarginò il tutto. Ma il dolore/bruciore alla vulva persisteva e in più avvertivo anche un grande fastidio al clitoride: era diventato talmente sensibile che non sopportavo più i pantaloni.
Allora iniziò il famoso “giro delle sette chiese”.
Consultai ben cinque ginecologi e un dermatologo: sembrava che nessuno sapesse dare un nome preciso alla mia patologia, ma intanto mi prescrivevano delle cure. Poi, un giorno, uno di questi medici mi disse che avevo la vestibolite e il lichen al clitoride. Uscii in lacrime dall’ambulatorio, senza una diagnosi scritta e con le parole del medico che mi risuonavano nella testa: «Lei non guarirà mai, è un problema che si porterà avanti per tutta la vita, e dovrà stare molto attenta ai controlli in quanto si potrebbe trasformare in tumore».
A quel punto ero disperata: ho pensato ai miei 22 anni e a tutta la vita che avevo davanti… ero rovinata! Per la vestibolite la sua cura consisteva in una serie di creme, un regolatore dell’attività mastocitaria, l’utilizzo di slip di cotone e di garze al posto della carta igienica e da applicare sugli assorbenti durante il ciclo; invece, per il lichen, cortisone a non finire (mai interrotto per 8 mesi consecutivi).
Dall’oggi al domani ero un’altra persona, senza speranze e con la consapevolezza di dover convivere con queste problematiche e dolori per sempre. Non solo: il rapporto di coppia è stato compromesso e le preoccupazioni in famiglia sono arrivate a un punto tale da non dormire la notte.
Ho fatto mille ricerche in rete, ho passato in rassegna tutti i forum, senza trovare soluzioni: fino a quando, dopo la bellezza di un anno, mia mamma, spulciando su Internet alla ricerca di uno specialista che fosse in grado di affrontare questo tipo di problematiche, ha trovato il nome della professoressa Alessandra Graziottin.
Dopo un’attenta ricerca e conferme della bravura della professoressa da parte di medici e conoscenti residenti a Milano, abbiamo capito che doveva essere per forza lei la persona più adatta a prendersi cura di me.
Dopo circa sei mesi sono riuscita ad incontrarla, quindi un anno e mezzo dopo la comparsa dei primi sintomi.
E’ stato un incontro speciale, come speciale è la professoressa Graziottin: una persona solare, sempre sorridente, scherzosa, che sa mettere le pazienti a proprio agio, e davvero molto, molto preparata. In pochi minuti aveva capito il mio problema e le sue cause, è partita da me come persona, facendomi delle domande per capire cosa effettivamente fosse successo prima di tutto questo sfogo: candida recidivante, assunzione di antibiotici per tempi prolungati, difese immunitarie pari a zero che avevano portato a un’infiammazione cronica ma curabile con un po’ di tempo (circa 9 mesi), se avessi seguito alla lettere tutte le sue indicazioni.
Così è stato. Nei primi due mesi è stato difficile mettere in pratica la terapia da lei consigliata, perché c’erano tante cose da prendere e non potevo avere rapporti (per fortuna ho vissuto queste problematiche accanto a una persona speciale che ho conosciuto nel momento in cui ho intrapreso questo percorso, e che ha deciso di restarmi accanto senza farmi pesare niente, dicendomi anzi: «Prima la tua salute, poi tutto il resto!»); inoltre, le consegne erano niente zuccheri e niente lieviti, l’utilizzo di particolari slip per nulla sexy ma indispensabili per la guarigione, niente pantaloni e altro ancora. Ma è bastato cambiare pensiero e atteggiamento, accettare la cura prescritta in tutto e per tutto, e i risultati ci sono stati.
Dopo tre mesi di cura completa, seguendo tutte le accortezze e anche grazie alle sedute di riabilitazione del pavimento pelvico io posso dire di essere guarita.
Sono troppo felice, sono tornata a sorridere, non solo io ma anche tutte le persone che mi vogliono bene; posso riprendere i rapporti “con garbo e buon senso”, come ha detto la professoressa, continuando però ancora per un po’ di tempo la terapia e mantenendo uno stile di vita sano.
Alla professoressa Graziottin devo tanto perché mi a fatto sentire accolta, e grazie a questo sono riuscita ad affidarmi completamente a lei.
Durante questo periodo ho imparato ad accettarmi, anche se in alcuni momenti mi sono sentita diversa, malata; mi sono riscoperta con un look diverso (anche se i jeans skinny rimarranno per sempre i miei preferiti) e ho cominciato ad avere un’alimentazione corretta, cosa che mi mancava… anche se essendo molto golosa qualche sgarro me lo sono concesso!
Alla domanda «Che cosa ha trovato più utile e meno utile?», la mia risposta è che tutto è stato utile, ogni prescrizione è stata mirata a risolvere e/o prevenire un determinato problema, niente è stato lasciato al caso: nemmeno la “rigidità” espressa dalla professoressa Graziottin quando mi ha esplicitamente raccomandato di essere “un po’ tedesca” nel seguire le indicazioni, altrimenti niente avrebbe avuto senso.
Se dovessi dare un consiglio a un’altra donna, le direi di non trascurare nessun dolore, e cercare di trovare subito la cura giusta.
Per la mia esperienza, posso assicurare che la professoressa Graziottin si è rivelata un porto sicuro dove approdare.
Lelly

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