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Il desiderio tradito

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09/01/2019

Tratto da:
Massimo Recalcati, La forza del desiderio, Edizioni Qiqajon, 2014

Guida alla lettura

In questo brano Massimo Recalcati, psicoanalista, affronta la delicata questione della realizzazione di sé, ossia del compimento dei propri desideri più profondi, capaci di conferire senso alla vita. La sua presa di posizione, preparata con cura nel piccolo e prezioso libretto edito da Qiqajon, è di quelle che spiazzano, proprio come le parole di Jacques Lacan – padre della psicoanalisi francese sulle orme di Sigmund Freud – avevano a suo tempo colpito radicalmente il giovane Recalcati: non esiste che un solo peccato, e questo peccato è imperdonabile, e consiste nel tradimento della propria vocazione esistenziale.
Laddove un giovane o una giovane rinunciano ad ascoltare la «chiamata del proprio desiderio», magari per realizzare la volontà di altri, «la vita si ammala»: un’espressione potentissima e drammatica, perché quando non una parte del corpo, ma la vita stessa è ammalata, la guarigione diventa molto difficile. In un altro luogo del libro Recalcati ripete con forza: «Se mi allontano troppo dal mio desiderio, se mi forzo a fare cose che non riguardano la mia vocazione, mi trovo inevitabilmente prigioniero del sogno di un altro e questo fa ammalare la vita, perché essa si ammala quanto più diverge dalla mia vocazione fondamentale». Ed è proprio qui che entra in gioco il tentativo dello psicoanalista di «riconciliare il soggetto alla chiamata del suo desiderio».
Ma la riflessione di Recalcati ci riserva qualcosa di ancora più forte, qualcosa che mette in tensione la nostra capacità di autostima portandola quasi al punto di rottura: secondo Lacan, tradire la propria vocazione è un atto di irresponsabilità, e la depressione che spesso ne deriva è un segno di viltà morale.
Che ne è dunque delle teorie mediche della depressione, che tante volte abbiamo illustrato sulla pagine di questo sito? Che ne è della visione modernissima che legge in molte forme di depressione la conseguenza di uno stato infiammatorio che, partendo da un distretto locale, finisce per coinvolgere il cervello in quella che le neuroscienze chiamano “neuroinfiammazione”?
Noi crediamo che entrambe le visuali possano essere assunte, perché partono da presupposti profondamente diversi e complementari. La neuroinfiammazione che comporta depressione è il frutto di uno stato obiettivo di malattia biologica rispetto alla quale la terapia farmacologica tarda o non è efficace. La depressione-viltà di cui parlano Lacan e Recalcati nasce da una sfasatura esistenziale rispetto alla realizzazione dei propri desideri fondamentali, e attinge quindi alla dimensione eminentemente psichica del nostro essere. Esiste tuttavia un punto in cui le due visuali possono convergere: ciò accade quando il dolore esistenziale si fa malattia biologica, e quando la depressione clinica non viene adeguatamente affrontata dal soggetto per il timore delle sfide di cambiamento che la guarigione, ogni guarigione, porta sempre con sé.
Venivo da un cattolicesimo moralistico, che da ragazzo non mi convinceva e da cui ho cercato di liberarmi attraverso il marxismo e attraverso la lettura di Nietzsche, quando sento da Lacan questa frase che su di me ha avuto l’effetto di uno Stoß – direbbe Martin Heidegger –, un urto, qualcosa che ti sveglia: «C’è un solo peccato, un solo senso di colpa giustificato: cedere, nel senso di indietreggiare, sul proprio desiderio». Non ci sono altri peccati: il senso di colpa più profondo, l’unico giustificabile è quello di tradire, venire meno, cedere sulla propria vocazione. Questo è imperdonabile, tutto il resto è perdonabile.
Quando qualcuno rinuncia ad ascoltare la chiamata del proprio desiderio e intraprende altre vie facendo finta di niente – in psicanalisi questo si chiama “rimozione” –; quando qualcuno cancella la chiamata del desiderio e prende altre direzioni come se niente fosse, come se questa chiamata non ci fosse mai stata, lì la vita si ammala. Tanto più la vita si allontana dalla vocazione del desiderio, tanto più la vita produce sintomi.
In fondo lo psicanalista cosa fa nel suo lavoro? Cerca di riconciliare il soggetto alla chiamata del suo desiderio. Quando dici: «Ma come? Io ho fatto tutto per gli altri, ho fatto tutto per esaudire il desiderio di mio padre, di mia madre, e sono insoddisfatto, infelice», hai tradito la vocazione che ti abita, la vocazione del tuo desiderio, non sei stato sufficientemente responsabile nell’ascoltare quella chiamata.
Ecco perché Lacan arrivava a un certo punto a dire: «La depressione – anche i padri della chiesa per certi aspetti dicono questo – è una viltà morale». E’ pesante dire questo. I depressi di solito provocano compassione e attenzione. Lacan dice al contrario che i depressi sono dei vili, che c’è una viltà nella depressione. C’è depressione, la vita si deprime quando si allontana dalla vocazione del desiderio; la depressione accompagna questo tradimento di sé.

Biografia

Informazioni tratte dal sito www.massimorecalcati.it, a cui va il nostro ringraziamento

Massimo Recalcati, psicoanalista, vive e lavora a Milano. Compie gli studi filosofici sotto il magistero del professore Franco Fergnani, discutendo nel luglio 1985 una tesi di tipo teoretico, dal titolo “Desir d’être e Todestrieb. Ipotesi per un confronto tra Sartre e Freud”, volta ad indagare i rapporti tra il filosofo francese e il fondatore della psicoanalisi.
All’estate dello stesso anno è da datare il suo primo incontro con il testo di Jacques Lacan, che condiziona irreversibilmente la sua vita e segna il secondo tempo della sua formazione.
Nel 1989 si specializza presso la Scuola di Psicologia del capoluogo lombardo, diretta da Marcello Cesa-Bianchi, discutendo la sua tesi, “Analisi terminabile ed interminabile. Note sul transfert”, con Enzo Funari. Dal 1988 al 2007 svolge la sua formazione analitica tra Milano e Parigi.
Dal 1994 al 2002 è direttore scientifico nazionale dell’A.B.A., Associazione per lo studio e la ricerca dell’anoressia-bulimia. Nel 2002 partecipa alla fondazione della “Scuola Lacaniana di Psicoanalisi” (SLP) e diventa A.M.E. (Analyste membre de l'École). Dal 2007 è direttore scientifico della “Scuola di specializzazione in psicoterapia IRPA”, Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata. Attualmente è membro analista dell’“Associazione Lacaniana Italiana di Psicoanalisi” (ALIpsi) e di “Espace Analytique”.
Animato dal desiderio di rendere possibile a tutti l’accesso all’analisi, fonda nel gennaio 2003 “Jonas Onlus: Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi”, di cui è il presidente fino al 2007 e responsabile ad oggi della sede di Milano.
Ha svolto un’intensa attività di supervisione clinica presso istituzioni sanitarie (comunità terapeutiche, centri di psicoterapia, SerT, reparti ospedalieri) in diverse città: Milano, Roma, Torino, Riccione, Pavia, Bergamo, Bologna, Firenze, Moncrivello (VC) e Cuasso al Monte (VA). Attualmente, è supervisore clinico presso la “Residenza Gruber” di Bologna, specializzata nel trattamento di DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) gravi.
L’insegnamento universitario di Massimo Recalcati ha inizio nel 1991, presso la Facoltà di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, come cultore della materia in “Filosofia Morale” per la cattedra di Franco Fergnani. Insegna a contratto, successivamente, nelle Università di Padova, Urbino, Bergamo, Lausanne. Dall’anno accademico 2015-2016, insegna a contratto “Psicoanalisi e scienze umane” presso il Dipartimento di Scienze umane dell’Università degli Studi di Verona. Dal 2003 svolge attività didattica nel “Corso di specializzazione sulla clinica psicoanalitica dei nuovi sintomi”, presso la sede Jonas Onlus di Milano e, dal 2008, insegna presso l’Istituto IRPA. Dal 2006 ad oggi è professore a contratto di “Psicopatologia del comportamento alimentare” a Pavia.
Dal 1996 al 2005 è consulente scientifico della sezione “Psicoanalisi e Scienze Umane” per Bruno Mondadori; presso la stessa casa editrice dirige la collana “Arcipelago, Ricerche di psicoanalisi contemporanee” di IRPA. Dal 2003 al settembre 2018 cura la collana “Jonas. Studi di psicoanalisi applicata”, presso la Franco Angeli. Dal 2014 dirige la collana “Eredi” per la Feltrinelli, dal 2015 la collana “Studi di Psicoanalisi”, edita da Mimesis e dal 2016, sempre per Mimesis, la collana "Tyche-Quaderni Irpa". Dal 2018 dirige la rivista di psicoanalisi LETTERa con Federico Leoni. Le sue opere sono tradotte in molte lingue.
L’attività scientifica di Massimo Recalcati si è articolata intorno ad alcune direttrici fondamentali: analisi della psicopatologia contemporanea e dei disturbi alimentari; studio dell’insegnamento di Jacques Lacan; riflessione sulla figura del padre nell’epoca ipermoderna; analisi del rapporto tra politica e disagio della civiltà contemporanea, tra psicoanalisi e creazione artistica. Attualmente, il suo interesse è orientato verso lo studio della relazione tra psicoanalisi e cristianesimo.
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