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La vera autorità genera vita. Riflessione su Marco 1,21-28

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23/01/2019

Liberamente tratto da:
Luciano Manicardi, Parola autorevole che genera vita, monasterodibose.it/preghiera/vangelo-del-giorno/12797-parola-autorevole-che-genera-vita

Guida alla lettura

Proseguiamo la riflessione che nelle ultime settimane, sia in questa rubrica sia in «Il dolore e la cultura», abbiamo sviluppato sui temi del discernimento dei desideri profondi, delle vie da percorrere per una piena autorealizzazione dei propri talenti, del coraggio di scegliere e perseguire il proprio cammino, senza voltarsi indietro e senza arrendersi ai primi ostacoli. Oggi, partendo da un testo evangelico apparentemente lontano da queste problematiche, riprendiamo l’analisi dal punto di vista di chi si deve fare carico di suscitare nei giovani una precisa scelta di vita: il padre, la madre, i famigliari, la scuola.
Partendo da un episodio di insegnamento e guarigione narrato dalle primissime pagine del vangelo di Marco, Luciano Manicardi – priore di Bose – formula tre osservazioni fondamentali:
- l’autorità di Gesù non è frutto di un sapere teorico, ma scaturisce dalla sua stessa persona, è l’espressione del suo essere ed è dunque sicura garanzia di una piena corrispondenza fra insegnamento e vita;
- l’autorità della parola di Gesù non accresce chi la pronuncia, ma tende a far crescere chi l’ascolta: è dunque autorità non oppressiva, ma espressiva, veicolo di vita e di bene;
- l’autorità di Gesù, infine, è veicolo di discernimento, che porta a riconoscere le situazioni di disagio intorno a sé.
Questo tipo di autorità è quindi molto diverso da quello che vediamo spesso all’opera intorno a noi: è credibile, aperto, generoso. In ambito familiare, aiuta i figli a realizzarsi, e non li opprime nella gabbia dei desideri paterni o materni. In ambito scolastico, fa sbocciare l’amore per la cultura e per il bello. E’ dunque un antidoto forte ed efficace al dolore di esistere che afferra tante persone di tutte le età, ma soprattutto i giovani, alle prese con crisi di senso che sembrano non avere sbocchi.
Nello scorrere degli anni, in queste pagine abbiamo letto spesso le parole di poeti e di filosofi che ci parlavano di mari mai solcati, di orizzonti temuti, di desideri traditi. Senza nulla togliere alla responsabilità individuale della non-scelta, in molti casi (e qui la psicoanalisi ci potrebbe essere di grande aiuto), scavando nel passato di questi uomini e di queste donne, troveremmo all’origine un’autorità non sana che, anziché orientare con discrezione, ha imposto con prepotenza e con la voce grossa del super-io percorsi inautentici e in ultima analisi infelici, percorsi di morte e non di vita, incapaci di generare a propria volta vita e felicità. Riaffermare un principio di autorità credibile, e capace di far crescere i più piccoli secondo le loro passioni più profonde, è un compito urgente della società.
Il vangelo mostra l’autorevolezza della parola di Gesù. L’autorità dell’insegnamento di Gesù consiste nel fatto che non è frutto di sapere libresco («non come gli scribi»), ma è afferente alla persona di Gesù: è una parola in cui è presente Gesù stesso. Una parola è autorevole quando chi la pronuncia non solo la dice ma, dicendola, si dà in essa. La parola diventa presenza del parlante.
L’insegnamento di Gesù manifesta la sua autorevolezza anche nel mostrarsi terapeutico. Gesù guarisce l’uomo posseduto da spirito impuro con la forza della parola. Gesù, dirà l’evangelista Matteo, «scacciava gli spiriti con la parola» (Mt 8,16). L’autorità della parola di Gesù è nel suo essere finalizzata alla vita e al bene delle persone: non è autorità che accresce chi la pronuncia, ma tesa a far crescere l’altro; è autorità di servizio, non di potere. La parola di Gesù è autorevole anche per il discernimento che l’accompagna e che porta Gesù a riconoscere il disagio profondo di una persona mescolata tra la gente presente in sinagoga. La parola di Gesù è parola che ascolta e che vede, che accoglie e discerne.

Il brano del Vangelo di Marco

In quel tempo Gesù e i suoi discepoli giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Biografia

Luciano Manicardi è nato a Campagnola Emilia (Reggio Emilia) nel 1957. Si è laureato in lettere classiche a Bologna, con una tesi sul Salmo 68. Dal 1981 fa parte della Comunità Monastica di Bose (BI), dove ha continuato gli studi biblici ed è attualmente Priore.
Membro della redazione della rivista “Parola, Spirito e Vita” (Dehoniane, Bologna), svolge attività di collaborazione a diverse riviste di argomento biblico e spirituale, tiene conferenze e predicazioni.
Dal 2008 è membro del Comitato Culturale della Fondazione Alessandra Graziottin.
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