La ricerca ha coinvolto 75 pazienti, di età compresa fra i 18 e i 60 anni, divise stocasticamente in due gruppi: gruppo nuoto (n = 39) e gruppo camminate (n = 36).
Il primo gruppo ha fatto 50 minuti di nuoto tre volte la settimana, per 12 settimane, mantenendo una frequenza cardiaca inferiore di 11 battiti alla soglia anaerobica. Il secondo gruppo ha camminato con la stessa frequenza e per la stessa durata, con una frequenza cardiaca pari alla soglia anaerobica.
Le partecipanti sono state valutate all’inizio della sperimentazione, e successivamente a sei e dodici settimane. I risultati sono stati misurati con:
- una scala visuale analogica per la valutazione del dolore;
- il Fibromyalgia Impact Questionnaire;
- il questionario SF-36 sulla qualità di vita;
- il test spiro-ergometrico per la valutazione delle variabili cardiorespiratorie;
- il test Timed Up and Go (TUG), che misura il tempo impiegato per alzarsi da una sedia, camminare per tre metri, girarsi, tornare alla sedia e sedersi di nuovo.
Questi, in sintesi, i risultati:
- in 12 settimane, il dolore è diminuito nelle pazienti di entrambi i gruppi, senza significative differenze fra loro (p= 0,658);
- gli stessi positivi risultati sono stati ottenuti per quanto riguarda la capacità funzionale e la qualità di vita;
- la capacità aerobica, invece, non è significativamente cambiata nel tempo.
Il movimento fisico regolare, dunque, riduce il dolore e migliora la capacità la capacità funzionale e la qualità di vita delle donne affette da fibromialgia. Esso dovrebbe quindi essere contemplato in tutte le terapie multimodali finalizzate ad alleviare i sintomi di questa patologia.