Vulvodinia: etiopatogenesi e approccio terapeutico – Seconda parte
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01/06/2009
Luciano Mariani - UOC Ginecologia Oncologica, Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Roma
Filippo Murina - Servizio di Patologia Vulvare, Ospedale V. Buzzi - Milano
Il dibattito che si svolge sull’etiopatogenesi della vulvodinia è ancora in gran parte controverso e lungi dall’essere chiarito, tanto per la forma generalizzata che per quella localizzata, cioè la vestibulodinia. In primo luogo è importante escludere alcune ipotesi non supportate dall’evidenza, e che verranno rapidamente prese in considerazione. Il punto chiave nell’etiopatogenesi della sindrome vulvodinica è l’alterazione neurosensoriale, cioè una disregolazione dei meccanismi normalmente coinvolti nella genesi-percezione algica, e che si traduce nella presenza di un dolore neuropatico: cioè non legato ad alcuna noxa patogena. Questa disregolazione comprende una componente “periferica” dell’evocazione dolorosa ed una “centrale” dell’elaborazione-amplificazione corticale del segnale. Nella prima parte del lavoro, dopo una breve introduzione, abbiamo sviluppato: - un inquadramento e un percorso terminologico sulla vulvodinia; - un'analisi delle sue manifestazioni cliniche. In questa seconda parte illustriamo: - l'etiopatogenesi della malattia; - i principi di valutazione diagnostica; Nella terza e ultima parte, illustreremo le linee terapeutiche.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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