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Mutilazioni genitali femminili: come valutare le competenze dei medici

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08/06/2017

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Abdulcadir J, Say L, Pallitto C.
What do we know about assessing healthcare students and professionals' knowledge, attitude and practice regarding female genital mutilation? A systematic review
Reprod Health. 2017 May 22;14 (1): 64. doi: 10.1186/s12978-017-0318-1
Accertare la qualità degli strumenti statistici finalizzati alla valutazione delle competenze mediche nel settore delle mutilazioni genitali femminili: è questo l’obiettivo dello studio coordinato da Jasmine Abdulcadir, del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Ginevra, Svizzera, e al quale ha partecipato il dipartimento di Salute riproduttiva della World Health Organization (WHO).
Migliorare le competenze dei medici in tema di prevenzione e terapia delle mutilazioni genitali femminili è un obiettivo di crescente importanza, sia per i numeri assoluti del fenomeno (200 milioni di donne e ragazze a livello mondiale), sia per il crescente impatto dei flussi migratori nei Paesi occidentali. Ciononostante, i programmi didattici universitari sono ancora lacunosi e, spesso, non sottoposti a un’adeguata valutazione. In particolare, si nota l’insufficiente disponibilità di strumenti validati e standardizzati per valutare le conoscenze, le attitudini e l’esperienza (knowledge, attitude and practice, KAP) del personale sanitario. Di conseguenza, non si riesce neppure ad accumulare un’apprezzabile livello di evidenza sull’impatto effettivo delle iniziative di miglioramento della formazione.
Gli autori hanno sistematicamente esaminato i lavori scientifici ufficiali e di letteratura grigia pubblicati fra il 1° gennaio 1995 e il 12 luglio 2016: si tratta quindi di un periodo di tempo molto lungo e che ha consentito un’analisi accurata. La selezione ha portato all’individuazione di 29 articoli e, in particolare, di 18 questionari di valutazione somministrati ai professionisti della salute – studenti, infermiere, ostetriche, medici – in Paesi ad alto e basso reddito.
Queste, in sintesi, le indicazioni emerse:
- solo alcuni strumenti includono la valutazione delle convinzioni e della cultura personali, delle esperienze cliniche pregresse, della conoscenza di leggi e linee guida, del training ricevuto, dei bisogni formativi, della percezione soggettiva del problema, delle capacità comunicative e della sicurezza operativa manifestata nella gestione delle donne sottoposte a mutilazione genitale;
- le carenze valutative più vistose, che riflettono un parallelo gap formativo, riguardano la conoscenza delle terapie farmacologiche, chirurgiche e psicologiche; le capacità di visita e di diagnosi; le abilità di ricostruzione clitoridea e di presa in carico globale delle donne infibulate;
- pochi questionari, infine, si occupano di cura e protezione delle bambine, del trattamento delle complicanze immediate dell’infibulazione e di prevenzione.
In conclusione:
- è necessario implementare e testare interventi formativi volti a migliorare le KAP dei professionisti della salute nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura delle mutilazioni genitali femminili;
- in questo contesto, è di cruciale importanza mettere a punto uno strumento unico, riproducibile e standardizzato per valutare in modo oggettivo l’efficacia di tali interventi;
- uno strumento rispondente a tali requisiti consentirebbe anche di effettuare confronti fra differenti setting clinici, Paesi e iniziative didattiche.
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