EN
Ricerca libera
Cerca nelle pubblicazioni scientifiche
per professionisti
Vai alla ricerca scientifica
Cerca nelle pubblicazioni divulgative
per pazienti
Vai alla ricerca divulgativa

Assistenza sessuale e riproduttiva delle donne immigrate: uno studio svedese

  • Condividi su
  • Condividi su Facebook
  • Condividi su Whatsapp
  • Condividi su Twitter
  • Condividi su Linkedin
Assistenza sessuale e riproduttiva delle donne immigrate: uno studio svedese
10/08/2023

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Commento a:
Nyström NE, Larsson EC, Härenstam K, Tolf S.
Improving care for immigrant women before, during, and after childbirth: what can we learn from regional interventions within a national program in Sweden?
BMC Health Serv Res. 2022 May 17;22(1):662. doi: 10.1186/s12913-022-08054-7.
Illustrare le indicazioni emerse da un programma nazionale per il miglioramento dell’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva (ASR) alle donne immigrate: è questo l’obiettivo dell’articolo di Monica Nystrom e collaboratori, del Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia), recentemente pubblicato sulla rivista BMC Health Services Research.
La crescente immigrazione nei paesi occidentali ha fatto emergere problemi come lo scarso accesso di servizi di ASR e un tasso di mortalità e morbilità comparativamente più alto in relazione alla gravidanza, soprattutto fra le donne che provengono da contesti a basso reddito. Per essere davvero efficaci nel medio-lungo termine, i programmi di miglioramento dell’assistenza devono considerare la complessità non solo dei problemi sul tappeto, ma anche del sistema di riferimento.
L’obiettivo del programma era duplice:
- accertare le caratteristiche e la complessità degli interventi regionali già posti in atto negli ultimi anni per migliorare l’assistenza e la salute delle donne immigrate prima, durante e dopo il parto;
- valutare come gli operatori sanitari regionali percepiscono e affrontano i problemi in queste aree di lavoro.
Dall’analisi di 54 interventi regionali posti in atto in 21 regioni fa gennaio 2017 e gennaio 2019 (26 diretti alle donne immigrate e alle loro famiglie, 11 al personale sanitario e 17 al sistema organizzativo complessivo), sono emerse – rispetto alle donne immigrate – 6 problematiche generali:
1) utilizzo del sistema sanitario svedese inferiore rispetto alle donne svedesi native;
2) più elevato rischio di morbilità e mortalità in relazione alla gravidanza e al parto;
3) mancanza di risorse e metodi per supportare le donne immigrate con esigenze speciali;
4) gestione delle donne esposte o a rischio di mutilazione genitale;.
5) scarsa conoscenza delle questioni inerenti la salute sessuale e riproduttiva, e incapacità di gestione autonoma delle cure;
6) mancanza di materiale informativo in tutte le lingue pertinenti, a eccezione dello svedese e dell’inglese.
Problematiche e forme di intervento sono state inoltre distinte in:
- semplici: pochi fattori correlati in modo definito; comportamento complessivo del sistema: prevedibile;
- complicate: molti fattori correlati in modo definito; comportamento del sistema: prevedibile;
- complesse: molti fattori correlati in modo difficilmente definibile; comportamento del sistema: meno prevedibile e più instabile.
Esempi delle tre categorie sono:
- semplici: campagne informative, traduzioni, mappatura delle mutilazioni genitale, fornitura di personale, stanziamento di risorse finanziarie;
- complicate: aumento e diversificazione delle forme e degli strumenti della comunicazione;
- complesse: formazione e informazione permanente, adattamento e integrazione delle cure, miglioramento dell’aderenza, follow up clinico e metodologico.
E’ auspicabile che i risultati di sperimentazioni e analisi di questo tipo vengano condivisi e resi accessibili a tutti i Paesi europei, anche non direttamente aderenti all’Unione politica, per mettere a punto, con il tempo, un insieme di strategie di intervento capaci di garantire a tutte le donne immigrate, indipendentemente dai luoghi di origine e di arrivo, una formazione capace di assicurare loro:
- una vita riproduttiva sicura e responsabile;
- scelte autonome in tema di contraccezione;
- un’adeguata assistenza ostetrica, prima e dopo il parto.
Analoghe vie di inclusione sanitaria potranno essere messe a punto, sulla scorta di questa imprescindibile esperienza e in parallelo a iniziative mirate alla scuola e all’università, per altri ambiti clinici come l’assistenza oncologica, la cura del dolore cronico e la terapia dei sintomi della menopausa.
Sullo stesso argomento per professionisti

Vuoi far parte della nostra community e non perderti gli aggiornamenti?

Iscriviti alla newsletter