L’articolo riporta il caso di una giovane donna operata per un neurinoma clitorideo conseguente a un’infibulazione subita all’età di otto anni e completamente rimossa dalla memoria. La motivazione conscia alla visita era stato il dolore durante i rapporti sessuali. La signora è seguita per un anno prima dell’intervento, e nulla lasciava presagire il tipo di complicanza che sarebbe emerso dopo l’operazione.
Tre giorni dopo l’intervento, si è manifestata un’infezione che ha determinato un forte dolore post-operatorio. Questo dolore ha richiamato alla memoria l’esperienza della mutilazione genitale e ha dato origine a una serie di sintomi riconducibili a una vera e propria sindrome da stress post-traumatico: flashback spontanei e intrusivi degli istanti del trauma, insonnia, incubi, ipervigilanza, collera, ansia, depressione.
L’infezione è stata curata in cinque giorni con una semplice cura a base di antibiotici. La sindrome da stress post-traumatico, invece, ha richiesto una terapia farmacologica e una terapia cognitivo-comportamentale della durata di tre mesi. A sei mesi dal trattamento, la donna riportava:
- una soddisfacente risoluzione del dolore clitorideo e della sindrome da stress post-traumatico;
- un netto miglioramento della funzione sessuale, dell’immagine corporea e dell’identità.
Questi risultati risultano pienamente conformati a oltre due anni di follow up.
Il caso di questa donna insegna che:
- anche la chirurgia ricostruttiva, di per sé orientata al bene della paziente, può far emergere ricordi negativi sopiti da molti anni;
- il trattamento della sindrome da stress post-traumatico deve includere un’adeguata cura antalgica e un trattamento psicologico mirato;
- la presa in carico delle donne che hanno subito una mutilazione genitale deve essere sempre gestita da team interdisciplinari di specialisti e produrre un’accurata documentazione che possa essere disseminata presso tutti i centri che si occupano di queste delicate problematiche.