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Di vestibolite si può guarire: l'importante è incontrare il medico giusto!

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15/07/2011

Le vostre lettere alla nostra redazione

Vorrei raccontare la mia storia perché mi auguro che, attraverso testimonianze come questa, anche altre donne nella mia situazione possano uscire da un tunnel terribile dal quale sembra che non ci sia uscita.
Per più di un anno e mezzo la mia vita è stata condizionata da continue infezioni vaginali determinate da Candida e micoplasmi, che si alternavano costringendomi ad assumere farmaci, peraltro inefficaci, che come unico effetto avevano quello di peggiorare la situazione. Un vero incubo. Ma l’aspetto più avvilente e più deprimente è stato l’atteggiamento superficiale dei medici che ho consultato.
Il primo a cui mi ero rivolta mi aveva detto che non dovevo preoccuparmi della Candida perché è una cosa normale! Normale? Forse, essendo un uomo, non sa cosa voglia dire non riuscire a camminare, a stare seduti o a dormire per mesi; per non parlare delle implicazioni di coppia e dell’inevitabile risvolto psicologico. Inutile dire che non mi ha fatto un’anamnesi, non mi ha domandato nulla, non ha neanche esaminato i referti già in mio possesso e che forse erano da valutare sia perché ero una nuova paziente, sia perché in precedenza avevo subìto due interventi di tipo ginecologico che immagino fosse necessario conoscere. Mi aveva anche detto che eseguire i tamponi vaginali per accertare la presenza di infezioni o funghi è inutile perché, nel periodo di tempo che intercorre tra l’effettuazione del tampone e l’esito dello stesso, la patologia potrebbe scomparire e in questo modo si assumerebbero dei farmaci senza motivo.
Il secondo medico a cui mi sono rivolta, invece, nel giro di pochi mesi mi ha fatto eseguire quattro ecografie, quattro tamponi e un pap test, riempiendomi di antimicotici e antibiotici: e alla mia domanda sul perché non migliorassi, mi sono sentita dire che non riusciva a comprendere cosa non andasse e che ormai mi ero talmente “sensibilizzata” ai farmaci che nulla riusciva più ad essere efficace. Forse si aspettava che fosse il risultato del referto a guidare e a suggerire le cure non comprendendo che, molto spesso, se si ascolta il paziente, è questo stesso a riferire indirettamente la diagnosi! Ma nessun risultato, quindi nessuna cura e nessuna soluzione.
Per cui dopo un anno e mezzo di calvario, una intimità di coppia dimenticata e uno stato psicologico davvero precario ho avuto l’immensa fortuna di conoscere una professoressa che, prima di tutto, ha saputo ascoltare quello che avevo da dire e ha capito immediatamente che cosa avessi: vestibolite vulvare. Nel giro di un mese la mia vita è cambiata: certo non sono guarita immediatamente, è ovvio, ma ho recuperato serenità, benessere e intimità di coppia.
L’accento voglio metterlo sul ruolo del medico: oggi non c’è più la figura del clinico che ti esamina come sarebbe giusto, vagliando ogni problema e qualsiasi disagio. Ognuno prende in esame solo ed esclusivamente la propria area di competenza, riducendo la figura del medico a “specialista di un organo o di un apparato” con l’unico risultato di non riuscire a fare diagnosi corrette ed accurate e sottoponendo i pazienti ad estenuanti esami e inevitabili e numerose sofferenze. Infatti sembra che nessuno sia più capace di diagnosticare un qualcosa se prima non vi sia un esame clinico che, quasi come un oracolo, predica ed anticipi un responso quasi scontato! Dove è finito il medico di una volta? Si iniziava con una conoscenza che pian piano diveniva sempre più profonda, quasi come con un amico; non si guardava l’orologio ma si ascoltava, si cercava di capire e di collegare tutti le tessere del “puzzle”, per poi visitare: una visita con la “v” maiuscola, dove ogni organo del corpo veniva preso in considerazione per fare la giusta diagnosi e fornire poi la giusta cura. Ma il suo compito non terminava qui: il dottore ci seguiva anche dopo, quasi a cercare una conferma del suo corretto operato, che coincideva con la nostra felicità.
Sì, perché l’essere umano non è fatto a compartimenti stagni: il nostro corpo è un sistema e se non lo si valuta in questo modo è impossibile capire, diagnosticare, curare...
Ebbene la mia felicità l’ho raggiunta scoprendo che quella professoressa non è solo una ginecologa: lei ascolta, pone domande, spiega in maniera chiara e precisa la sua diagnosi e alla fine fornisce una soluzione, che nel mio caso ha avuto un ottimo risultato.
Per tale ragione desidero consigliare a tutte le donne che si trovano in una situazione come la mia di non disperare, ma di scegliere con cura il medico a cui rivolgersi. Quando lo troverete leggerete nei suoi occhi, come io ho letto e continuo a leggere negli occhi della “mia prof”, la gioia e il piacere di condividere con voi quella felicità che avrete ritrovato e che tanto cercavate.

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