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Come ho superato la vestibolite vulvare: farmaci, imenotomia, e un rapporto straordinario con il mio medico

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05/06/2009

Le vostre lettere alla nostra redazione

Circa un anno fa, praticamente subito dopo il mio matrimonio, a cui per scelta ero arrivata vergine, ho iniziato ad avere gravi difficoltà di rapporti con mio marito: al minimo tentativo di penetrazione, avvertivo un forte dolore, e poi un bruciore e un senso di gonfiore che mi accompagnava nei giorni successivi. Il primo ginecologo a cui mi sono rivolta era una donna: mi disse che non avevo alcun problema di salute, a parte l'imene “intatto”. Non riuscimmo a capire cosa intendesse dire, e perché l’imene non si lacerasse come capita a tutte le coppie normali che vivano la loro “prima volta”: e intanto il dolore continuava e peggiorava. Così ci rivolgemmo a un secondo ginecologo e questi, riconoscendo con grande onestà di non essere competente in questo tipo di problemi, ci consigliò di rivolgerci a una dottoressa di Milano, che secondo lui aveva invece una grande esperienza su casi come il nostro.
Per nostra fortuna, i fatti gli diedero ragione: già alla prima visita questa ginecologa mi disse che effettivamente il mio imene era particolarmente rigido e fibroso, e che questo, per così dire, era il problema primario. I ripetuti tentativi di penetrazione avevano poi creato delle microabrasioni all’entrata della vagina, che si erano infettate e alla fine avevano provocato uno stato cronico di infiammazione, la vestibolite vulvare. La tensione muscolare dovuta al dolore, infine, mi aveva reso ancora più contratta e “chiusa”, e questo non aveva fatto altro che complicare ulteriormente il problema, come in un circolo vizioso.
La dottoressa, vedendomi sgomenta e scoraggiata, mi rincuorò con molta umanità, mi assicurò che potevo guarire e mi fece iniziare una terapia farmacologica per ridurre l’infiammazione; poi, dopo qualche settimana, mi praticò l’imenotomia, ossia una piccola incisione dell’imene per agevolarne l’apertura. A parte le medicine che assunsi, e che si rivelarono efficaci in breve tempo, fu proprio l'incisione dell'imene l’intervento risolutivo, come anche il supporto psicologico della dottoressa. E’ fondamentale, infatti, trovare un medico che non solo sia competente dal punto di vista tecnico, ma che abbia anche un profondo senso etico e la capacità di comprendere la sofferenza del paziente che si trova davanti. Per me, poi, era importante anche capire bene in che cosa consistesse la terapia proposta e gli obiettivi che si prefiggeva, e devo riconoscere che questa dottoressa è uno dei pochissimi medici che ho incontrato nella mia vita che abbia questa capacità di spiegare, con pazienza e chiarezza, tutti gli aspetti della diagnosi e della cura.
Personalmente ho avuto purtroppo una storia familiare molto difficile, dal punto di vista della salute, e mi rendo conto che chi non ha mai avuto problemi di questo genere non riesce a rendersi conto della sofferenza anche emotiva che si prova quando non si riesce a venire a capo di una malattia che provochi molto dolore. La cosa peggiore, in questi casi, è proprio la sensazione di inadeguatezza e impotenza, lo smarrimento che ti prende quando non riesci a trovare un medico che capisca cosa hai e sappia curarti, soprattutto quando vivi nel XXI secolo, e in un Paese che si ritiene progredito.
Alle donne che soffrono del mio stesso disturbo dico quindi di non arrendersi al dolore e alla disperazione: cercate il medico giusto per voi, non abbiate paura di cambiare fino a quando non lo trovate, perché dalla vestibolite vulvare si può guarire, a volte anche rapidamente, come è successo a me, recuperando serenità, gioia di vivere e anche un’intimità appagante con l’uomo che si ama.

Emanuela F.

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