Il medico di base, visitandomi, disse che era come se avessi subito un’ustione, e mi consigliò un altro ginecologo. All’inizio sembrò andare meglio ma poi, dopo quasi due anni di cure, mi venne un forte dolore all’uretra che mi tormentava giorno e notte, tanto da condizionare la mia vita sociale. Il ginecologo diceva che andava tutto bene e che ero io ad essere troppo ansiosa... Così di mia iniziativa consultai un urologo che mi diede una cura senza neanche visitarmi, e poi altri due che diedero la stessa risposta: «E’ un problema ginecologico».
Il tempo passava, e i sintomi peggiorarono tanto che non riuscivo più ad avere rapporti: il solo provarci mi dava dolori lancinanti, mi sentivo depressa e arrabbiata con il mondo intero. Cambiai ancora ginecologo, il terzo, e questo disse che avrei dovuto subire un piccolo intervento, per posizionare una fascetta sull’uretra ed evitare così l’incontinenza, secondo lui era questa la causa dei miei dolori. La sua risposta mi fece venire più dubbi di quanti già ne avessi, tanto da consultare un nuovo ginecologo, il quarto, il quale – dopo mesi di cure e di tamponi sempre positivi – mi disse, pur sapendo che con mio marito non avevo più rapporti da oltre un anno, che la causa delle mie continue infezioni era lui perché mi tradiva, ed inoltre gli disse: «Faccia curare sua moglie, è esaurita».
Uscii dallo studio in lacrime, senza più sapere che cosa fare, e con il terrore di perdere la persona che più amavo, mio marito. Poi un giorno, leggendo un articolo scritto da una ginecologa su un settimanale, mi riconobbi in quelle parole, era la mia storia. Dopo aver trovato un contatto e dopo qualche mese di attesa arrivai con mio marito nel suo studio: finalmente, dopo anni, trovai davanti a me una persona capace di ascoltare ciò che sentivo senza prendermi per pazza, perché il mio dolore era reale: avevo una forte vestibolite vulvare. Per la prima volta non mi sono sentita sola. Uscita piansi di gioia: non ero guarita, il percorso da fare sarebbe stato lungo e con tanti farmaci, per non parlare del cambiamento del mio stile di vita, della dieta, le sedute di elettroanalgesia... Ma almeno avevo trovato un modo per uscirne.
Dopo tre anni sono tornata a vivere sia come donna che come moglie, finalmente abbiamo riscoperto la nostra intimità. Il consiglio che posso dare alle donne come me è di non arrendersi, perché c’è qualcuno disposto a credere e curare il nostro dolore aiutandoci di nuovo a sorridere alla vita. Vorrei ringraziare la dottoressa che mi ha guarito e mio marito per aver sempre creduto nel dolore che provavo, standomi vicino, senza mai allontanarsi, lungo tutto il cammino. Un abbraccio a tutte!
Valentina