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Tre anni di dolore, ed era tutto curabile!

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21/10/2011

Le vostre lettere alla nostra redazione

Quando tutto è iniziato non sapevo che il nome della mia malattia fosse “vestibolite vulvare”. Già saperne il nome mi avrebbe risolto mesi, poi diventati velocemente anni, di sofferenza fisica ed emotiva.
Prima del manifestarsi vero e proprio della vestibolite avevo avuto dei segnali: capitava uno, due volte l’anno che mi si lacerasse la pelle all’ingresso della vagina senza apparente motivo. Ma all’inizio non avevo dato molta importanza al fatto, vista la rara incidenza del fenomeno. Il mio ginecologo di allora mi aveva dato semplicemente una crema da applicare all’occorrenza.
Ciò che ha fatto entrare la vestibolite nella sua fase acuta, era il novembre del 2007, è stato quando ho iniziato a usare l’“anello” come anticoncezionale. Non l’avessi mai fatto! Da subito ho avvertito forti bruciori interni, di cui ho avvisato il ginecologo. Ma lui continuava a dirmi che «il fisico si doveva abituare», che era normale, che ci vuole sempre un periodo di adattamento ai nuovi anticoncezionali. E così, tra alti e bassi, sono andata avanti quasi tre mesi fino a quando ho deciso di mia iniziativa di non usarlo più e di farmi prescrivere una normale pillola.
Ma ormai era troppo tardi, e il mio dramma era ormai iniziato: ogni volta che avevo dei rapporti con mio marito, mi si lacerava la pelle ed erano dolori fino ai tre, quattro giorni successivi. Poi la pelle si rimarginava. Ma se avevo altri rapporti mi si lacerava di nuovo! La cosa all’inizio avveniva saltuariamente, ma ben presto è diventata una costante.
In tutta questa situazione ho consultato ben tre ginecologi della mia città. Tutti e tre mi dicevano che «non avevo nulla»: mi visitavano, e per loro non avevo mai niente. Mi hanno fatto fare decine di tamponi, e il risultato era sempre negativo. Ho fatto anche due colposcopie. Nei giorni immediatamente precedenti, stanca di sentirmi dire per l’ennesima volta che non avevo nulla, avevo avuto rapporti con mio marito, in modo che le lacerazioni fossero ben visibili. Ma per loro era sempre un problema di pelle: mi hanno persino mandato da un dermatologo! Anzi, all’ultima visita che ho fatto nella mia città, mi hanno fatto capire che forse il mio era un problema psicologico: volevano mandarmi da uno psicoterapeuta! Mi pare ovvio che, dopo tre anni di visite ed esami senza uno straccio di diagnosi, e il continuo sentirmi dire che non avevo nulla, incominciassi a dare segni di cedimento mentale!
Piangevo sempre, ero irritabile, nervosa, aggressiva, piena di rabbia, e il mio matrimonio iniziava a risentirne pesantemente. Mio marito mi è stato sempre vicino, mi ha supportata, era fin troppo paziente. Ma fare l’amore era diventata una tortura per entrambi: lui sapeva di farmi male, e io sapevo che avrei passato giorni e giorni con i miei bruciori e i miei tagli.
Finché mi sono decisa a parlarne con un’amica. Sapevo che anche lei aveva dei problemi e che era seguita da una ginecologa di Milano. Parlando mi si è aperto un mondo: i suoi sintomi erano uguali ai miei e a lei era stata diagnosticata la vestibolite. Ho approfondito la patologia su Internet e, a giugno del 2010, avevo il mio primo appuntamento dalla sua stessa ginecologa, che dopo un minuto di presentazione dei sintomi già mi aveva fatto la diagnosi: avevo proprio la vestibolite!
La terapia per me ha significato rivoluzionare la mia vita, non è stato affatto facile e ci è voluta molta forza di volontà: i vari farmaci da prendere, i cicli di elettrostimolazione da fare, gli esercizi da fare da sola a casa, la dieta da seguire, il dover cambiare addirittura il modo di vestire, e tanti altri piccoli accorgimenti da seguire ogni giorno. Ma la motivazione era tanta. Finalmente avevo una diagnosi e una cura!
Secondo me tutto è stato utile nella cura: la combinazione di tutte queste cose, intendo dire, ha fatto sì che già dopo un mese le crisi d’ansia e di pianto sparissero e che, dopo nove mesi, nella primavera di quest’anno, sia riuscita finalmente a guarire. Anche se devo ancora proseguire con la cura per evitare ricadute.
Il passaparola tra amiche mi ha letteralmente salvato la vita, che ormai era a pezzi, per cui consiglio a chiunque si trovi nelle mie condizioni di parlarne, anche se so che è difficile vista la natura del problema, perché da una semplice conversazione è venuto lo spunto per capire finalmente il mio problema e trovare un medico che sapesse come risolverlo.
La ginecologa che mi ha ora in cura mi ha detto che, se la vestibolite fosse stata diagnosticata subito, sarei potuta guarire anche in un mese, con le cure adeguate! Per cui, se questa testimonianza verrà letta anche da medici, chiedo loro con forza che si tengano sempre aggiornati sugli sviluppi delle patologie e delle relative terapie, perché ogni paziente ha diritto a una diagnosi. E a una cura.

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