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Dolore pelvico e vulvare: i fattori intestinali

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Dolore pelvico e vulvare: i fattori intestinali

11/07/2017

Prof.ssa Vincenzo Stanghellini
Policlinico S. Orsola - Malpighi, Università di Bologna

Intervista rilasciata in occasione del corso ECM su “Il dolore vulvare dall’A alla Z : dall'infanzia alla post-menopausa”, organizzato dalla Fondazione Alessandra Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus, Milano, 7 aprile 2017

Sintesi del video e punti chiave

L’ultraspecializzazione della medicina moderna non tiene conto del fatto che il corpo umano è unitario, che i meccanismi del dolore e dell’infiammazione sono gli stessi nei vari distretti, e che gli organi dialogano fittamente a livello biochimico. In questo contesto, il merito della professoressa Graziottin e della sua Fondazione è quello di promuovere studi interdisciplinari volti a indagare la comune fisiopatologia di molti disturbi. Ed ecco perché un internista che si occupa di apparato digerente, come il professor Vincenzo Stanghellini, contribuisce in misura decisiva a un corso di ginecologia centrato sul dolore vulvare.
In questo video, il professor Stanghellini illustra:
- come l’intestino sia la più grande superficie del corpo umano a contatto con l’esterno (circa 200 metri quadrati), contenga un chilogrammo e mezzo di batteri e giochi un ruolo fondamentale nel metabolismo e nel mantenimento della salute;
- da che cosa è composta la barriera mucosa intestinale, quali sono le sua principali funzioni e che cosa accade agli organi vicini – vescica, vagina, ovaie, tube, vulva – quando non funziona correttamente;
- quali possono essere le conseguenze dell’abuso di antibiotici;
- come le attuali conoscenze mediche consentano di combattere le patologie infiammatorie e caratterizzate da dolore cronico agendo a vari livelli: del contenuto intestinale, della barriera mucosa, del sistema immunitario, dei nervi che connettono l’intestino al sistema nervoso centrale;
- il razionale del ricorso agli psicofarmaci a dosi bassissime;
- come questo approccio integrato possa, nel giro di qualche mese, dare buoni risultati nel 70 per cento dei casi che non rispondono alle terapie tradizionali.

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