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Vestibolite vulvare e imene fibroso: così sono guarita

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15/11/2013

Le vostre lettere alla nostra redazione

Mi chiamo Valentina e ho 25 anni. Mi sono sposata due anni fa, arrivando – un po’ per caso, un po’ per scelta – vergine al matrimonio. Sia io che mio marito siamo infatti cattolici osservanti, e comunque, prima di lui, non avevo avuto che poche esperienze brevi e superficiali. Fin dall’inizio ogni tentativo di vivere la tanto desiderata intimità ha prodotto solo dolore, imbarazzo e scoraggiamento: mi sentivo chiusa, e ogni volta che lui, poverino, cercava di entrare, sentivo un male lancinante, come se i genitali dovessero lacerarsi da un momento all’altro. Il mio ginecologo era dubbioso, tendeva ad attribuire il problema a cause psicologiche. Nonostante l’incertezza sul da farsi, non abbiamo mai perso la speranza, e questo atteggiamento alla fine ci ha premiati.
Cercando su Internet, infatti, ho trovato questo sito, così ricco di articoli sul dolore ai rapporti, e ho deciso di prendere un appuntamento con la professoressa Graziottin. Sin dalla prima visita, la professoressa ha diagnosticato una vestibolite vulvare, dovuta ai numerosi tentativi di penetrazione che mi avevano infiammata, e un imene rigido e fibroso che rendeva impossibile la penetrazione. Nonostante la gravità della diagnosi, mi sono sentita rincuorata, sia perché temevo di avere un vaginismo, sia perché la professoressa Graziottin mi ha rassicurata, dicendomi che il problema si sarebbe risolto completamente e in un tempo abbastanza breve.
E in effetti le cose sono andate proprio così. La professoressa mi ha prescritto una terapia antinfiammatoria per la vestibolite, dandomi anche alcuni preziosi consigli in tema di alimentazione (niente cibi dolci e lievitati) e abbigliamento (niente pantaloni attillati, solo intimo di cotone o in fibroina di seta medicata); e per l’imene fibroso mi ha sottoposta a un piccolo intervento ambulatoriale di imenotomia, in anestesia locale, che ha praticato una piccola incisione e allargato l’ingresso alla vagina, risolvendo il problema.
A sette mesi dalla prima visita, posso dire di essere completamente guarita, e così io e mio marito abbiamo finalmente potuto assaporare quell’intimità così a lungo desiderata! Noi abbiamo avuto pazienza e tenacia, ma il merito clinico va tutto alla professoressa Graziottin, che mi ha curata con competenza e sensibilità, parlandomi sempre con chiarezza e coinvolgendo anche mio marito nel processo di cura.
Un grazie immenso a lei, quindi, e un messaggio a tutte le donne in difficoltà come lo ero io: non arrendetevi al dolore, cercate il medico giusto che faccia la diagnosi giusta, e poi seguite con precisione la terapia. Il dolore si può vincere, e la vita intima può diventare per tutte un traguardo gioioso e senza nubi!
Valentina S.T.

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