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Approdo a Itaca: così sto guarendo dal vaginismo e dalla vestibolite – Parte 2

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14/11/2014

Le vostre lettere alla nostra redazione

Ho 34 anni e non ho mai avuto rapporti sessuali. All’età di 20 anni ebbi la prima relazione con un ragazzo che sapevo fin dall’inizio non essere la persona giusta per me. Sbagliai e mi convinsi che lo fosse. Lui era molto religioso, io gli feci credere di esserlo e così ci accordammo per aspettare ad avere rapporti dopo il matrimonio: il che non avvenne, perché, grazie al cielo, dopo 8 anni mi lasciò per un’altra.
Nonostante la vergogna legata al fatto che a 28 anni ancora non avessi avuto rapporti sessuali e alla convinzione di non essere all’altezza per averne, negli anni seguenti rinacqui. Iniziai a curare di più il mio aspetto e diventai più espansiva e comprensiva con le persone. Furono comunque anni difficili: le mie amiche e colleghe iniziavano a sposarsi e ad avere figli. Non fu semplice abituarmi a parlare con loro solo ed esclusivamente di casa e di bambini. Così cercai delle valvole di sfogo e le trovai nella recitazione e nella montagna.
A 32 anni capii che era tempo di lasciare la casa dei miei genitori e di iniziare a camminare con le mie gambe. Nel frattempo avevo conosciuto il mio attuale ragazzo, anche lui senza precedenti esperienze. Iniziò qui il nostro dramma, perché avere rapporti sessuali risultò da subito impossibile, e non solo per il dolore, ma proprio per l’incapacità nel trovare la “porta” in cui entrare. Dapprima aspettammo, chissà che cosa... Forse pensavamo che il problema potesse risolversi da solo. Poi iniziò la fase delle discussioni, dei silenzi, delle tensioni continue. Quando capii che nemmeno la seconda ginecologa a cui mi ero rivolta era la persona giusta, presi appuntamento con la professoressa Graziottin.
Quel giorno di metà gennaio 2014 non avevo mai visto Milano così bella. Al termine della prima visita, il mio ragazzo ed io uscimmo sotto la pioggia. Il grigio, il freddo e l’acqua scrosciante per me erano colori vividi, caldo e musica. E credo anche per lui. Tornammo ad essere uniti per vincere il nostro problema. Avrei dovuto cambiare stile di vita, sul versante alimentare e sul fronte “abbigliamento”, e avrei dovuto assumere numerosi farmaci, ma la motivazione era altissima. Alla visita di controllo, il mese successivo, la vestibolite andava già molto meglio. Persisteva una forte contrattura della muscolatura vaginale, per la quale mi venne consigliato il biofeedback con una gentilissima dottoressa. Da allora le sedute di biofeedback sono state innumerevoli, ma hanno portato, insieme alle altre armi, ed all’aggiunta del gabapentin per un residuo bruciore al vestibolo vaginale, a piccoli ma progressivi miglioramenti.
Dal canto mio, mi sono resa conto di utilizzare i muscoli vaginali per fare movimenti comuni, per esempio per accovacciarmi e rialzarmi, per salire o scendere le scale, per salire o scendere dall’auto… Ma il mio problema ha probabilmente radici più profonde. Così, alla visita della scorsa settimana, la professoressa mi ha suggerito un supporto psicologico, perché, nonostante i miglioramenti, al suo tentativo di visitarmi, involontariamente tendo ancora a contrarre la muscolatura. Sicuramente io avverto ancora un po’ di bruciore all’entrata, anche se molto ridotto rispetto all’inizio, ma evidentemente ci sono altre cause.
La strada che ho percorso fin qui mi sembra tanta, credo mi abbia fatta crescere, ma vedo Itaca ancora molto lontana, e spesso, negli ultimi mesi, mi sono fatta prendere dallo sconforto. Mi ritengo una persona determinata, ma questa è finora la prova più dura che abbia dovuto affrontare, e il fatto che coinvolga anche un’altra persona non mi rincuora. Anche se sarebbe difficilissimo per me, a volte vorrei che il mio ragazzo ricominciasse una vita vera con un’altra donna. Mi sento in colpa per lui, per tutto il tempo che gli sto rubando. Lui però per ora aspetta con me.
Io non mi arrendo né mi arrenderò. So che le specialiste che ho trovato non hanno pari e aiutata da loro navigo verso la mia Itaca, che non voglio trovare “povera”. Voglio guarire e avere una vita normale sotto tutti i punti di vista. Voglio togliere quel velo che mi ha sempre fatto vedere tutto grigio, anche nei momenti felici, perché perennemente perseguitata dal pensiero di una vita incompleta. Farò tutto ciò che andrà fatto perché ciò si realizzi e per riuscire un giorno a vedere il cielo finalmente blu.

(Mi piacerebbe firmarmi con un nome di fantasia, ovvero Bradamante: personaggio calviniano de “Il cavaliere inesistente”, prima guerriera e poi temporaneamente monaca, che alla fine del romanzo fuggirà dal convento con il suo Rambaldo).

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