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La salute ritrovata e un'intimità serena: ecco come sto uscendo dal vaginismo

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09/04/2010

Le vostre lettere alla nostra redazione

Sono Giada e finalmente – dopo tanti anni, ma tanti, di vaginismo e vestibolite vulvare – sto ricominciando a vivere con più speranza il mio futuro di moglie e di donna! Fra pochi mesi avrò 46 anni e grazie alla “mia” dottoressa sto recuperando la salute, la vita matrimoniale “di fatto” con mio marito e una maggiore conoscenza del mistero di essere donna... Non è poco!
Eppure ho vissuto momenti di grande sconforto, e anche di profonda umiliazione. Vi racconto solo uno degli episodi più dolorosi. A ogni tentativo di rapporto avevo dei dolori insopportabili e, nei giorni successivi, bruciore, rossore, gonfiore, al punto che persino a lavarmi con l’acqua mi veniva da piangere. Ebbene, quando mio marito chiese a uno dei tanti medici che abbiamo consultato se una cosa del genere fosse normale, la risposta sconcertante fu: «Cosa vuole che le dica, sua moglie è come un bel boschetto dove i funghi crescono bene, ma per quanto riguarda il bruciore cosa posso fare?». Non ho mai capito che cosa intendesse dire esattamente... Forse alludeva al fatto che ero abbastanza piacente, ma che come donna “non funzionavo”. E comunque il tono superficiale e vagamente volgare con cui si espresse mi fa star male ancora oggi.
In quegli anni ho provato di tutto e di più, anche un piccolo intervento che poi non è servito a nulla e che perciò aggiunse un’ulteriore sofferenza a quella già presente. E mi sembrava normale, allora, che tutto potesse continuare così, per tutta la vita. Fino a quando, durante l’ennesima visita specialistica, il medico ci chiese se avessimo mai sentito parlare di una giovane dottoressa da lui ritenuta “un luminare” – disse proprio così, con questa espressione un po’ fuori moda che però ci incuriosì – e ci suggerì di cercare sue notizie su Internet.
Detto fatto, anche se in quel momento pensai che forse questa era davvero l’ultima spiaggia: d’altra parte, non avevo proprio nulla da perdere! Presi coraggio e telefonai per l’appuntamento, che contro ogni previsione ottenni abbastanza presto, grazie a una cancellazione. Affrontai la prima visita con un po’ di timore e anche di paura, perché continuavo ad avere forti dolori; ma fin dalle prime battute capii che quella era finalmente la persona giusta per me. E quando uscii dall’ambulatorio, dopo un po’ che ero in macchina, proruppi in un pianto liberatorio. Mio marito mi guardò con dolcezza e senza stupore, e mi disse solo: «Piangi pure, ne hai bisogno». In quel momento capii una volta di più quanto mi vuole bene e quanta pazienza ha tutt’ora con me.
La cura che sto facendo – farmaci miorilassanti e antinfiammatori, fisioterapia mirata, psicoterapia breve – mi sta aiutando, e tanto. Io insegno religione alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria: con i bambini bisogna essere in forma, perché richiedono un notevole impegno e molta energia! A scuola avevo sempre cercato di mascherare il mio malessere, ma negli ultimi tempi persino quei piccolini avevano notato qualcosa e mi dicevano: «Maestra, sei un po’ stanca vero?». Mamma mia, se avevano ragione! D’altra parte, dormivo poco, e pensavo che forse era normale svegliarsi spesso durante la notte, e poi alle 5 del mattino alzarsi e cominciare a pensare a tutto e a tutti, e sentire che questo “tutto” pesava sempre di più! Ma adesso finalmente sto meglio, e anche con loro riesco a essere più allegra e pimpante.
Come credente, so che la sofferenza per qualcuno può essere vista come un segno divino, ma mio marito non è dello stesso parere. Lui dice che dipende da situazione a situazione, che bisogna sempre saper “leggere” gli eventi; e comunque per lui la vita coniugale dev’essere vissuta appieno e lo stare bene insieme è uno dei diritti, più che dei doveri, di una coppia. In ogni caso, ho cercato aiuto anche nella fede e questo mi ha sicuramente aiutato ad andare avanti e ad affrontare i momenti più difficili... Ma non ce l’avrei mai fatta a guarire davvero, senza l’aiuto competente di quella dottoressa, e la complessa terapia multimodale che mi ha prescritta. Potrò sembrare esagerata ma chi ha sofferto per anni, senza che nessuno neanche lontanamente potesse capire o intuire la gravità del problema, sa di cosa sto parlando. E ho ritenuto importante testimoniare che purtroppo sono ancora tanti i medici che non riconoscono tali situazioni. Io continuo il mio percorso per recuperare la serenità e invito tutte le donne nella mia stessa situazione ad affidarsi a professionisti seri e preparati come la mia insostituibile dottoressa, una donna che capisce le donne!
Giada C. e marito
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