Per raggiungerlo, gli Autori hanno operato una review sistematica, e senza restrizioni di lingua, di tutti i più importanti studi sui fattori di rischio di questa forma di dolore. Gli articoli sono stati reperiti principalmente su Medline, Embase, PsycINFO, Cochrane Library e SCISEARCH. Due sottogruppi di ricercatori hanno estratto in modo indipendente ogni dato utile sulle caratteristiche degli studi, la loro qualità e le loro indicazioni. L’esposizione ai fattori di rischio è stata valutata in donne con e senza dolore. I risultati finali sono stati organizzati in sottogruppi, in funzione del tipo specifico di dolore e dei fattori di rischio rilevati.
Complessivamente sono stati analizzati 122 studi, di cui:
- 63 (condotti su 64.286 donne) valutavano 54 fattori di rischio per la dismenorrea;
- 19 (su 18.601 donne) valutavano 14 fattori di rischio per la dispareunia;
- 40 (su 12.040 donne) valutavano 48 fattori di rischio per il dolore pelvico non ciclico.
Questi, in sintesi, i risultati più significativi:
- la dismenorrea risulta associata ai seguenti fattori di rischio: età inferiore ai 30 anni, basso indice di massa corporea, fumo, menarca precoce (prima dei 12 anni), flussi mestruali lunghi e abbondanti, nulliparità, sindrome premestruale, sterilizzazione, malattia infiammatoria pelvica (Pelvic Inflammatory Disease, PID), abuso sessuale e altri sintomi psicologici;
- alla dismenorrea sono invece negativamente associati la giovane età al primo parto, l’esercizio fisico e la contraccezione orale;
- alla dispareunia risultano correlati i seguenti fattori predisponenti: menopausa, malattia infiammatoria pelvica, pregressi abusi sessuali, ansia e depressione;
- a un aumentato rischio di dolore pelvico non ciclico sono invece associati: abuso di droghe o alcol, aborto spontaneo, flussi mestruali emorragici, malattia infiammatoria pelvica, parto cesareo, patologie pelviche, pregressi abusi sessuali e comorbilità psicologiche.
Il merito principale dello studio di Latthe e collaboratori è di avere evidenziato una forte e significativa correlazione fra il dolore pelvico cronico, da un lato, e la presenza di patologie pelviche, abusi pregressi e disturbi psicoemotivi, dall’altro. L’analisi ha quindi offerto alla ricerca degli anni successivi numerosi spunti per l’affinamento della diagnosi differenziale del dolore pelvico cronico e la messa a punto di nuove strategie terapeutiche e di prevenzione.