Psychiatric comorbidity in women with chronic pelvic pain
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29/03/2012
Prof.ssa Alessandra Graziottin Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano
Meltzer-Brody S, Leserman J. Psychiatric comorbidity in women with chronic pelvic pain CNS Spectr. 2011 Feb 1. pii: Meltzer-Brody. [Epub ahead of print]
Il dolore pelvico cronico è definito come un dolore non ciclico di durata pari ad almeno 6 mesi, e sufficientemente intenso da richiedere terapie e/o provocare disabilità. Colpisce il 15 per cento delle donne in età riproduttiva, è spesso difficile da curare e determina un notevole carico di sofferenza fisica e psicoemotiva. La review condotta da S. Meltzer-Brody e J. Leserman, della University of North Carolina at Chapel Hill, è stata pubblicata su CNS spectrums, rivista della International Neuropsychiatric Association. Lo studio dei due ricercatori conferma che le donne hanno, rispetto agli uomini, un maggior rischio di depressione e di sindromi dolorose come il dolore pelvico cronico; inoltre, a fronte di questi disturbi, riportano più frequentemente eventi stressanti antecedenti, abusi fisici e sessuali, e una più elevata incidenza di disturbi post-traumatici da stress. Fra queste donne si osserva anche una maggiore prevalenza di dispareunia, dismenorrea e dolore vulvare. La valutazione clinica della paziente con dolore pelvico cronico dovrebbe includere una visita ginecologica completa e un accurato esame delle sue condizioni psichiche. La terapia dovrebbe affrontare in modo integrato sia il dolore nelle sue varie manifestazioni, sia le comorbilità psichiatriche. Un trattamento multidisciplinare offre le maggiori probabilità di successo: è importante, in particolare, proporre non solo il tradizionale approccio medico e chirurgico, ma anche una specifica terapia psicofarmacologica e/o psicoterapeutica.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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