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Pain thresholds in women with chronic pelvic pain

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03/07/2014

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Giamberardino MA, Tana C, Costantini R.
Pain thresholds in women with chronic pelvic pain
Curr Opin Obstet Gynecol. 2014 Jun 11. [Epub ahead of print]
Fare il punto sulle conoscenze relative alle modificazioni sensoriali nelle donne con dolore pelvico cronico: è l’obiettivo dello studio di Maria Adele Giamberardino e collaboratori, del Dipartimento di Medicina e Scienze dell’invecchiamento presso la Fondazione Ce.S.I. “Gabriele D'Annunzio” dell’Università di Chieti.
La ricerca parte da queste premesse:
- il dolore pelvico cronico è molto comune, ma la comprensione della sua fisiopatologia è ancora incompleta;
- la valutazione dell’andamento della sensibilità al dolore nelle aree dolenti e in quelle non dolenti è un fattore chiave per comprendere i meccanismi periferici e centrali che sottendono il sintomo;
- questa comprensione, a sua volta, è fondamentale per migliorare le strategie terapeutiche.
Gli Autori hanno passato in rassegna gli studi sperimentali pubblicati nell’ultimo anno sull’andamento della soglia del dolore a differenti stimoli, misurati a livello sia somatico che viscerale, in donne affette da forme diverse di dolore pelvico cronico o ricorrente.
La maggior parte degli studi indica una diminuzione della soglia del dolore:
- agli stimoli applicati a livello cutaneo, subcutaneo e muscolare nelle aree pelviche interessate dal dolore proveniente dai visceri pelvici;
- nella maggioranza dei visceri (colon e vescica);
- e, nei casi, più severi, anche nei tessuti somatici profondi (sottocute e muscoli) al di fuori della zona interessata dal dolore, un dato che segnala una situazione di sensibilizzazione centrale (central sensitization).
Questi dati, concludono gli Autori, hanno importanti implicazioni per la pratica clinica: la misurazione della soglia del dolore sia nelle aree colpite da dolore cronico, sia in quelle non dolenti, può infatti avere un importante valore predittivo dell’evoluzione clinica del disturbo e della sua risposta alle terapie.
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