Guida alla lettura
La morfologia della lingua tedesca asseconda in modo molto efficace il tono ultimativo della composizione, che viene così ad assumere la forza espressiva di un epitaffio. Dal punto di vista retorico, colpisce il ripetersi martellante del pronome in prima persona (ich, io) che sottolinea l’ergersi del poeta di fronte al nulla, il suo sapere esclusivo sul senso della vita, il suo distinguersi dagli altri – perché tutti gli altri sono ciechi – che ancora si illudono di poter contare su un’ultima possibilità, su un giorno ancora. Il titolo della lirica (Der Nachgeborene, Il postero) rafforza la sensazione di una verità che non può essere contraddetta: l’io parlante è colui che viene dopo, che sa l’esito ultimo dell’essere, che vede perché tutto è compiuto.
Al tempo stesso, il verbo che apre la lirica (gestehen, confessare) stempera la severità del poeta e ce ne restituisce un’immagine più vicina al dramma di ciascuno di noi: sapere che nella vita non esistono prove generali, non esistono repliche, non è cosa che si possa dire con orgoglio o tracotanza, ma confessando, come in un soffio, la triste consapevolezza che quel sapere comporta. Forse, alla fine, è meglio esser ciechi? Brecht non risponde, ma dalla sua produzione poetica e dalla sua stessa vita indoviniamo che la conoscenza sia sempre preferibile all’autoinganno, anche questo sembra lenire il male di vivere e alimentare, per un istante ancora, il falò delle nostre illusioni.
non ho nessuna speranza.
I ciechi parlano di una via d’uscita. Io
ci vedo.
Quando gli errori sono esauriti
siede come ultimo compagno
di fronte a noi il nulla.
Ich gestehe es: ich
Habe keine Hoffnung.
Die Blinden reden von einem Ausweg. Ich
sehe.
Wenn die Irrtümer verbraucht sind
Sitzt als letzter Gesellschafter
Uns das Nichts gegenüber.
Biografia
Critico nei confronti della società del tempo, Brecht aderisce al marxismo e nel 1933, il giorno dopo l'incendio del Reichstag, quando sale al potere il nazismo, lascia la Germania. Viaggia per 15 anni attraverso molti Paesi europei. Dopo brevi soste in Svizzera e Francia si stabilisce a Svendborg, in Danimarca. Nel 1935 è a Mosca, New York e Parigi. Dal 1939 al 1940, in Svezia. Quando i nazisti invadono la Danimarca, ripara in Finlandia e nel maggio 1941, poco prima dell’arrivo anche lì delle truppe tedesche, si rifugia ancora a Mosca e da qui, via Vladivostok, raggiunge in modo avventuroso gli Stati Uniti dove rimane sei anni, vivendo quasi isolato. Si mantiene progettando film per Hollywood. Collabora con il poeta Wystan Hugh Auden e il regista Fritz Lang.
La collezione “Poesie e frammenti 1913-1933” comprende poesie scritte prima dell’adesione al marxismo e liriche successive. Al primo periodo appartiene la poesia che abbiamo scelto per voi, “Il postero”, e altri versi ancora non ancora dichiaratamente politici, cioè più introspettivi, esistenziali, di riflessione sul proprio destino dal punto di vista sociale e umano, come un’altra lirica con la medesima cifra stilistica, dolorosa, anche drammaticamente pessimista, “Anche il cielo a volte sprofonda”:
Anche il cielo a volte sprofonda
e precipitano sulle terra le stelle.
Frantumeranno lei e noi insieme.
Sarà forse domani quel giorno.
Inquisito negli Stati Uniti per le sue polemiche politiche e sociali, nel 1948 torna in Europa. Berlino è già stata divisa e lui raggiunge Berlino Est, sotto il controllo sovietico, dove dà vita alla celebre compagnia teatrale Berliner Ensemble (1949). Vent’anni prima, nel 1928, come drammaturgo, aveva già raggiunto il successo con l’Opera da tre soldi, feroce satira della società borghese da cui lui stesso proveniva: una rappresentazione spettacolare, ricca di colpi di scena, con graffianti ballate scritte dal compositore Kurt Weill, una su tutte “Die Moritat von Mackie Messer”, tradotta in inglese come “Mack the Knife” (in italiano “La ballata di Mackie Messer”), canzone il cui testo è appunto di Bertolt Brecht.
Tra le sue altre opere teatrali vanno ricordate “Vita di Galileo” e “Madre Coraggio e i suoi figli” (1939). Nel lato poetico della sua attività di intellettuale ha finito per prendere il sopravvento, alla fine, il coté politico, di denuncia, dove la poesia critica la società borghese e le sue contraddizioni, la logica del profitto, per tentare di immaginare una società più giusta.
Brecht muore a Berlino il 14 agosto 1956, all'età di 58 anni, colpito da un infarto.
(Biografia a cura di Pino Pignatta)