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Finalmente, Itaca

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Finalmente, Itaca
01/02/2019

Le vostre lettere alla nostra redazione

Care amiche, scrissi qui la mia testimonianza nel 2014, in uno dei periodi più sconfortanti della mia vita, mentre, in cura dalla professoressa Graziottin, stavo facendo tutto il possibile per guarire dal vaginismo e dalla vestibolite vulvare. Riportai la poesia “Itaca” di Konstantinos Kavafis, la mia preferita, perché in quel momento la guarigione e una vita normale rappresentavano sotto tutti i punti di vista la mia meta.
Avevo 34 anni, e da circa nove mesi seguivo alla lettera le indicazioni della professoressa, in un percorso faticoso, segnato dall’assunzione di numerosi farmaci e integratori, da innumerevoli sedute di biofeedback, da massaggi vaginali, attenzioni alimentari, modifiche nell’abbigliamento, esercizi quotidiani (“i cinque tibetani”). Dopo un iniziale e rapido miglioramento, la riduzione della contrattura muscolare e del dolore vaginale proseguirono con lentezza, cosa che richiese un supporto psicologico, che però abbandonai dopo poche sedute, in preda allo sconforto e al terrore che non sarei mai riuscita a guarire.
Sebbene fossi costantemente incoraggiata e rassicurata dalla professoressa ad ogni visita, si aprì un capitolo molto buio, durante il quale, pur continuando a seguire la terapia, non facevo altro che piangere e pensare che non sarei mai stata una donna normale e che, a causa del mio problema, avrei perso il mio ragazzo. Inevitabilmente, infatti, il nostro rapporto si era incrinato. Ricordo di come, ovunque fossi, per strada, al supermercato, al lavoro, guardassi le altre donne e mi chiedessi se anche loro avessero un problema analogo al mio. Il pensiero della mia diversità era martellante e non mi lasciava mai.
Finalmente, dopo poco più di un anno dalla prima visita, i rapporti divennero possibili. Ancora dolorosi, ma possibili. Pensavo che avrei provato una felicità inimmaginabile. Invece no. I mesi di difficoltà ci avevano logorati e ci portarono a lasciarci. Da un lato ero sicuramente fiera di essere riuscita a superare il mio limite e mi rendevo conto, durante le visite e i massaggi vaginali quotidiani, che, pian piano, il dolore si stava riducendo. Dall’altro mi sentivo un fallimento per non essere riuscita a mettere in salvo la relazione con una persona a cui tenevo molto.
Passarono ancora i mesi, mesi difficili in cui, pur dopo tanti sforzi e sacrifici, vedevo la mia vita priva di realizzazione, ma proseguii la terapia ed i controlli periodici dalla professoressa. E poi, come a volte accade nella vita, quando si smette di pensare alla felicità, la felicità arriva. Il mio ragazzo ed io ci riprovammo, stavolta con un problema in meno da affrontare e guardandoci con gli occhi di chi ne ha passate tante, ma le ha superate tutte. E finalmente, Itaca! Itaca siamo noi. E la nostra bimba, nata lo scorso luglio, una creatura straordinaria e impegnativa, come tutti i bimbi. Ora è lei a metterci alla prova! Ma questa è un’altra storia! (Mi firmerò ancora come Bradamante, nome di fantasia di un personaggio calviniano).
Il 16 gennaio sono passati cinque anni dalla prima visita della professoressa Graziottin, a cui va tutta la mia gratitudine. Ricordo bene quel giorno di pioggia che ha cambiato la mia vita. Grazie infinite alla dottoressa Dania Gambini, con cui era piacevole, durante il biofeedback, parlare di montagna. Grazie alla dottoressa Chiara Micheletti, che, nella mia disperazione, abbandonai senza nemmeno dirle che avrei lasciato le sedute, ma che, in questo gioco di squadra e considerando il lieto fine, mi è stata di grande aiuto.
Bradamante

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