Negli ultimi anni, numerose evidenze suggeriscono come l’infiammazione giochi un ruolo critico nella fisiopatologia di numerose malattie neurologiche (come lo stroke, il morbo di Parkinson, la demenza di Alzheimer e la sclerosi laterale amiotrofica) e neuropsichiatriche (come la depressione maggiore e la schizofrenia). Introducendo un numero di Inflammopharmacology interamente dedicato all’argomento, P.S. Khansari PS e B. Sperlagh, del College of Pharmacy della California Northstate University (USA), osservano però che l’efficacia dei trattamenti antinfiammatori nella prevenzione o nel rallentamento di queste patologie non è ancora stata definitivamente provata. D’altra parte è certo che l’infiammazione sottende tutti i progressi neurodegenerativi. Si tratta però di un processo molto complesso, che coinvolge molteplici cellule del sistema immunitario, e molteplici mediatori chimici dell’infiammazione stessa. Prevenire o ridurre l’intensità dell’infiammazione è il passo operativamente più efficace, mentre scarse sono le possibilità di ridurre i danni e le patologie quando l’infiammazione abbia sovvertito la citoarchitettura dei tessuti – in questo caso cerebrali – e danneggiato in modo irreparabile ampie quote di cellule nervose specializzate. Basti ricordare che il morbo di Alzheimer diventa clinicamente evidente quando è stato distrutto l’80% dei neuroni “colinergici”, che utilizzano cioè l’acetilcolina come mediatore e mediano le funzioni della memoria. E che il morbo di Parkinson compare quando è stato distrutto l’80% dei neuroni dopaminergici, che utilizzano cioè come neurotrasmettitore la dopamina. L’obiettivo del numero di Inflammopharmacology è di esaminare alcune delle più recenti acquisizioni sulla possibilità di aggredire la neuroinfiammazione come terapia innovativa. A mano a mano che gli abstract dei singoli articoli verranno resi disponibili su PubMed, ne daremo informazione in questa rubrica.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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