Evidenze crescenti suggeriscono come esista un intenso dialogo fra il sistema neuroimmunitario e i meccanismi che sovraintendono alla neuroplasticità, sia in condizioni fisiologiche, sia in condizioni patologiche come la depressione. A questo tema è dedicato il lavoro di H. Eyre e B.T. Baune, rispettivamente della School of Medicine and Dentistry della James Cook University, Townsville, Queensland (Australia) e della School of Medicine della University of Adelaide, South Australia. Le modificazioni in chiave anti-neuroplastica che si verificano nella depressione includono: - un rallentamento nella proliferazione di cellule staminali neurali (NSCs); - un ridotto tasso di sopravvivenza dei neuroblasti e dei neuroni immaturi; - una diminuita efficienza dei neurocircuiti corticale, striatale e limbico; - ridotti livelli di neurotrofine; - una ridotta densità di spine dendritiche; - una diffusa retrazione dendritica. Gli Autori propongono un modello in cui il danneggiamento dei processi neuroplastici è mediato, in condizioni patologiche come la depressione, da fattori neuroimmunitari sia cellulari sia umorali. Il modello, in particolare, mostra come numerosi fattori neuroimmunitari (interleuchine 1 e 6, fattore di necrosi tumorale alfa, linfociti T, macrofagi derivanti dai monociti, microglia, astrociti) siano di importanza vitale nei processi di neuroplasticità come il potenziamento a lungo termine, la proliferazione sinaptica, la regolazione delle neurotrofine e la neurogenesi. Dal momento che le terapie per la depressione – inclusi gli antidepressivi, gli acidi grassi polinsaturi omega-3 e l’attività fisica – esercitano un’azione di potenziamento della neuroplasticità potenzialmente mediata da meccanismi neuroimmunitari, il sistema immunitario può costituire, concludono gli Autori, un target molto promettente per la cura della depressione stessa.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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