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Cistite ricorrente: come l'ho sconfitta dopo anni di sofferenze

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11/07/2014

Le vostre lettere alla nostra redazione

Ho sofferto veramente tanto di cistite acuta fin da quando ero piccola. Più o meno fino al quarto anno di liceo non si sono mai presentati episodi tali da farmi preoccupare. A un tratto, però, sono partiti attacchi sempre più forti e frequenti che mi facevano stare veramente tanto male. La cosa si è aggravata per il consiglio di un medico che è risultato sbagliato: mi aveva prescritto tre mesi di antibiotici. Evidentemente questi non erano idonei a distruggere il batterio colpevole, e così l’unico effetto guadagnato è che sono diventata sempre più debole e vulnerabile. Dopo di che, la cistite si è fatta più frequente e, per così dire, più “cattiva”. E anche l’intestino, che è sempre stato un po’ il mio punto debole, è peggiorato tantissimo.
E’ stato allora che cominciai il mio “tour” di tutti i medici possibili alla ricerca di una soluzione che mi facesse stare meglio: nessuno di questi è mai riuscito a darmi qualcosa di decisivo, tutti mi dicevano che era un fatto psicologico (la classica frase che mi faceva imbestialire) o un qualcosa di inerente all’intestino.
Questo periodo è durato più o meno tre anni, finché al quarto la cosa è divenuta ancora più pesante. Ogni singola settimana successiva alla fine del ciclo mi partiva una cistite fulminante, con sanguinamento, e mi faceva stare talmente male che non riuscivo a fare nulla. Ero completamente inerme. La pancia mi si gonfiava come un pallone, dura come l’acciaio, cominciavo a sentire lo sforzo del vomito, e la sensazione di dover defecare, ma senza riuscirci veramente. Poi partivano dei brividi che mi facevano tremare come una foglia, stavo veramente male e non potevo fare nulla. Dall’apparizione dei primi sintomi l’attacco si presentava dopo qualche ora, generalmente verso sera, oppure mi svegliava durante la notte. Diventavo ghiacciata come se avessi la cosiddetta “febbre al contrario”. A volte i farmaci mi facevano sentire un pochino meglio, ma l’infiammazione non passava. La cosa più faticosa è che non facevo in tempo a riprendermi che subito il successivo attacco era pronto ad aspettarmi. Fino ad arrivare assiduamente, ogni due settimane. Non ce la facevo più. Non riuscivo più ad avere una vita normale, da “normale” studentessa universitaria fuori sede.
Ero talmente disperata che non sapevo più a chi rivolgermi. L’ultimo dottore che vidi (prima di riuscire a stare meglio) mi prescrisse una pillola continuativa che evidentemente non faceva per me: stavo sempre peggio e, oltre tutto, questo medico non rispondeva neanche più alle mie chiamate. Inoltre mi aveva detto di non prendere più nessun antibiotico o antinfiammatorio, ma semplicemente di continuare a bere acqua, e che quella, secondo lui, sarebbe stata la soluzione migliore e curativa (peccato che di acqua ne bevevo già a quantità industriali e se fosse stato così semplice non avrei girato medici per quattro anni). Alla fine, dopo altri 3 mesi del quarto anno di peggioramento, mi liquidò dicendomi che riconosceva che avevo un problema, ma che lui non era in grado di risolverlo.
Disperata, ritornai alla mia casa di origine, dalla mia famiglia, per cercare di trovare una soluzione. Ed è stato a casa che io e mia madre, durante una delle tante notti in bianco per un attacco acuto, ci mettemmo a cercare su Internet. Io ormai ero senza speranze, ma decisi di fare un ultimo tentativo: presi un appuntamento dalla professoressa Graziottin che, grazie al suo sito Internet con tutte le varie testimonianze, sembrava l’unica che veramente potesse capire come mi sentivo.
Al primo incontro, e con le prime domande dirette che mi fece, capii subito che lei sapeva che avevo un problema, che stavo soffrendo e che a questo si poteva rimediare. Mi tornò la speranza. Non è stato facile, non lo nascondo, perché bisogna veramente seguire con rigore sia una dieta ben bilanciata, sia la terapia che viene prescritta e le varie riabilitazioni, ma posso ormai dire che è stato veramente un percorso liberatorio. Avevo speso tutte le mie energie mentali e, con le cure dalla professoressa, è come se avessi effettuato un anno di riabilitazione. Oggi, dopo un anno e tre mesi in cui non mi è più venuto nessun attacco, posso dire di essere tornata “normale”, di aver riacquisto tutte le mie energie.
Ringrazio il giorno in cui, senza speranza, trovai questo sito su Internet e spero che le mie parole possano rincuorare chi soffre di questa patologia, che oggi più che mai mi rendo conto essere estremamente comune.
Vittoria C.
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