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Ci vuole vita per amare la Vita

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07/01/2015

Tratto da:
Edgar Lee Masters, “Lucinda Matlock”
In: Antologia di Spoon River, a cura di Fernanda Pivano, introduzione di Guido Davico Bonino, contributi di Cesare Pavese, Einaudi 1993

Guida alla lettura

In questa lirica di Edgar Lee Masters, tratta dall’Antologia di Spoon River, Lucinda Matlock ripercorre brevemente le tappe della sua vita, in una rievocazione che è al tempo storica e morale: gli spensierati svaghi degli anni giovanili; l’incontro casuale con Davis, l’uomo della sua vita; i settant’anni vissuti con lui; i dodici figli, otto portati via – immaginiamo – dalle guerre e dalle malattie; le semplici occupazioni della vita quotidiana; le lunghe passeggiate nella natura selvaggia dello Spoon, fra colline boscose e verdi vallate. Sino al passaggio, sazia di giorni, a un dolce riposo: «A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto».
Poi lo scatto di stupore e di sdegno: «Cos’è questa storia di dolori e stanchezza, / e ira, scontento e speranze fallite?». Si rivolge alla generazione successiva alla sua – siamo, idealmente, a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento – ma è come se parlasse a tutti noi, e soprattutto ai giovani del nostro tempo: cos’è questa resa al tempo e al destino, questo senso di fallimento che attraversa le nostre vite, e le lascia ai margini dell’esistenza, incapaci di essere, facili al pianto? E conclude con tre versi immortali: «Figli e figlie degeneri, / la Vita è troppo forte per voi – / ci vuole vita per amare la Vita».
Ossia: ci vuole forza per vivere e quindi amare la Vita, l’esistenza non è fatta per chi piange e si arrende. Ma anche: ci vuole vita vissuta per amare la Vita, bisogna farsi coraggio e iniziare a vivere, e poi – giorno dopo giorno – la forza potrà venire da sé, perché il tempo plasmerà i nostri cuori e li renderà capaci del respiro lungo e profondo che la Vita chiede e merita.
In questo primo appuntamento del nuovo anno, auguriamo a tutti, e ai giovani in particolar modo, di trovare in se stessi la forza e la motivazione per affrontare con coraggio la Vita, guardando con lucidità l’orizzonte fino a scoprire, oltre ad esso, la propria strada per la felicità.
Andavo a ballare a Chandlerville,
e giocavo a carte a Winchester.
Una volta cambiammo compagni
ritornando in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant’anni,
stando allegri, lavorando, allevando i dodici figli,
otto dei quali ci morirono
prima che avessi a sessant'anni.
Filavo, tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati,
coltivavo il giardino e, la festa,
andavo a spasso per i campi dove cantano le allodole,
e lungo lo Spoon raccogliendo tante conchiglie,
e tanti fiori e tante erbe medicinali –
gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai a un dolce riposo.
Cos’è questa storia di dolori e stanchezza,
e ira, scontento e speranze fallite?
Figli e figlie degeneri,
la Vita è troppo forte per voi –
ci vuole vita per amare la Vita.

I went to the dances at Chandlerville,
And played snap-out at Winchester.
One time we changed partners,
Driving home in the moonlight of middle June,
And then I found Davis.
We were married and lived together for seventy years,
Enjoying, working, raising the twelve children,
Eight of whom we lost
Ere I had reached the age of sixty.
I spun, I wove, I kept the house, I nursed the sick,
I made the garden, and for holiday
Rambled over the fields where sang the larks,
And by Spoon River gathering many a shell,
And many a flower and medicinal weed –
Shouting to the wooded hills, singing to the green valleys.
At ninety-six I had lived enough, that is all,
And passed to a sweet repose.
What is this I hear of sorrow and weariness,
Anger, discontent and drooping hopes?
Degenerate sons and daughters,
Life is too strong for you –
It takes life to love Life.

Biografia

Edgar Lee Masters nasce a Garnett, in Kansas, nel 1868. La famiglia è originaria dell’Illinois, ove ben presto fa ritorno. Dopo il diploma di scuola superiore, inizia a collaborare con il Chicago Daily News: il clima culturale della città, il cimitero cittadino di Oak Hill e il vicino fiume Spoon saranno preziose fonti di ispirazione per l’Antologia di Spoon River.
Dopo un lungo apprendistato presso l’ufficio legale del padre, ottiene la laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione alla professione forense. Nel 1911 apre un proprio studio.
L’ascesa come scrittore inizia, nel 1914, quando sotto lo pseudonimo di Webster Ford scrive una serie di poesie sulle esperienze della sua infanzia. Tra il maggio 1914 e il gennaio 1915 vengono pubblicate sul Reedy’s Mirror quasi tutte le liriche della celeberrima Antologia, che uscirà in versione definitiva nel 1916. Con estrema semplicità espressiva, in versi appena ritmati, Masters riesce a creare un piccolo capolavoro di poesia realistica, sia pure con talune forzature di sentimentalismo e di genericità nella caratterizzazione dei tipi umani e delle vicende che rappresenta.
Dopo lo scarso successo della raccolta “The New Spoon River” (1924), abbandona la professione di avvocato per dedicarsi interamente alla scrittura. La sua opera ottiene la Mark Twain Silver Medal nel 1936, i premi della Poetry Society of America e della Academy of American Poets Fellowship nel 1942, e lo Shelly Memorial Award nel 1944. Negli ultimi anni, però, riesce a sostentarsi solo grazie ai prestiti di alcuni amici. Muore di polmonite il 5 marzo 1950.
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