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Nonostante la malattia: quando la mia anima prese il volo

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Nonostante la malattia: quando la mia anima prese il volo
23/06/2021

Tratto da: Edgar Lee Masters, “Francis Turner”
In: Antologia di Spoon River, a cura di Fernanda Pivano, introduzione di Guido Davico Bonino, contributi di Cesare Pavese, Einaudi 1993

Guida alla lettura

In questa lirica dalle tonalità elegiache, Francis Turner, sepolto a Spoon River, ricorda la sua vita, una vita compromessa dalla scarlattina e dal danno che questa aveva recato al suo cuore. I versi spezzati ci restituiscono l’immagine di un’esistenza costretta alla cautela dalla fragilità della complessione: non corse a perdifiato, non giochi spensierati nella fanciullezza; non le allegre bevute fra uomini, sullo sfondo della selvaggia campagna americana. Ma c’è un segreto che nessuno conosce, tranne la donna che Francis amò: il giorno d’estate in cui lui la baciò, con tutto il cuore, tra gli effluvi degli alberi in fiore, l’anima spiccò un balzo, letteralmente “prese il volo”, restituendogli l’ebbrezza di quella libertà, di quella gioia di vivere di cui era stato troppo presto privato.
Non ci troviamo dunque di fronte al tradizionale binomio amore-morte: ma a una rigenerante polarità amore-vita, amore come restituzione, sia pure per un attimo, di una pienezza a cui tutti aspiriamo, e a cui non tutti approdano. Viene in mente il sorriso di tanti bambini colpiti dall’infermità, ma profondamente amati: e allora, per una magia che magia non è, ma volontà e coraggio, fiducia e apertura del cuore, scompaiono la sofferenza, la solitudine, l’essere esclusi da ciò che, per gli altri, è la normalità del vivere. Anche Francis, in quel caldo pomeriggio di giugno, è finalmente il bambino che non era stato, che può finalmente spiccare il volo, libero e leggero nell’estasi della scoperta che, anche da ammalati, si può amare ed essere amati, al punto che quel “segreto” lo conforta persino dopo la morte, ne alimenta la memoria, ne sostiene l’identità.
Il componimento è tratto dall’Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters, nella traduzione di Fernanda Pivano: un’opera dedicata a un immaginario cimitero e alle iscrizioni funerarie che esso contiene, da cui emergono le memorie di cui non c’è più e la realtà quotidiana, non sempre luminosa, della provincia americana.
La lirica ha un preciso fondamento scientifico. La scarlattina è una malattia infettiva, tipica dell'età pediatrica, che si manifesta con febbre e uno sfogo cutaneo chiamato “esantema”. Oggi è trattata efficacemente con gli antibiotici, ma prima dell’avvento di questa categoria di farmaci era una delle principali cause di morte infantile, oltre a lasciare complicanze tardive come l’endocardite, un’infiammazione cronica del cuore: la malattia di cui, probabilmente, soffriva il nostro Francis. A oggi non esistono vaccini: le misure di prevenzione – lavare frequentemente le mani, disinfettare gli oggetti che le persone affette possono avere toccato, coprire naso e bocca in caso di starnuti o colpi di tosse – sono le stesse precauzioni a cui la pandemia di Covid ci ha ormai abituato.
Io non potevo correre né giocare
quand’ero ragazzo.
Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa,
non bere –
perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
blandito da un segreto che solo Mary conosce:
c'è un giardino di acacie,
di catalpe, e di pergole addolcite da viti –
là, in quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary –
mentra la baciavo con l’anima sulle labbra
l’anima d’improvviso mi fuggì.

I could not run or play
in boyhood.
In manhood I could only sip the cup,
Not drink -
For scarlet-fever left my heart diseased.
Yet I lie here
Soothed by a secret none but Mary knows:
There is a garden of acacia,
Catalpa threes, and arbors sweet with vines
There on that afternoon in June
By Mary's side -
Kissing her with my soul upon my lips
It suddenly took flight.

Biografia

Edgar Lee Masters nasce a Garnett, in Kansas, nel 1868. La famiglia è originaria dell’Illinois, ove ben presto fa ritorno. Dopo il diploma di scuola superiore, inizia a collaborare con il Chicago Daily News: il clima culturale della città, il cimitero cittadino di Oak Hill e il vicino fiume Spoon saranno preziose fonti di ispirazione per l’Antologia di Spoon River.
Dopo un lungo apprendistato presso l’ufficio legale del padre, ottiene la laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione alla professione forense. Nel 1911 apre un proprio studio.
L’ascesa come scrittore inizia, nel 1914, quando sotto lo pseudonimo di Webster Ford scrive una serie di poesie sulle esperienze della sua infanzia. Tra il maggio 1914 e il gennaio 1915 vengono pubblicate sul Reedy’s Mirror quasi tutte le liriche della celeberrima Antologia, che uscirà in versione definitiva nel 1916. Con estrema semplicità espressiva, in versi appena ritmati, Masters riesce a creare un piccolo capolavoro di poesia realistica, sia pure con talune forzature di sentimentalismo e di genericità nella caratterizzazione dei tipi umani e delle vicende che rappresenta.
Dopo lo scarso successo della raccolta “The New Spoon River” (1924), abbandona la professione di avvocato per dedicarsi interamente alla scrittura. La sua opera ottiene la Mark Twain Silver Medal nel 1936, i premi della Poetry Society of America e della Academy of American Poets Fellowship nel 1942, e lo Shelly Memorial Award nel 1944. Negli ultimi anni, però, riesce a sostentarsi solo grazie ai prestiti di alcuni amici. Muore di polmonite il 5 marzo 1950.
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