Le Nazioni Unite (ONU) definiscono richiedenti asilo coloro che lasciano il proprio Paese a causa di persecuzioni individuali per motivi di etnia, religione, nazionalità, opinioni politiche o appartenenza a determinati gruppi sociali, e chiedono il riconoscimento dello status di rifugiato, che prevede una protezione internazionale. Si tratta dunque di una figura giuridica e umanitaria diversa da quella del profugo, che indica chi abbandona il proprio Paese a causa di guerre, persecuzioni di massa o catastrofi naturali, e da quella del migrante, che tenta di stabilirsi temporaneamente o definitivamente in un altro Paese per ragioni legate alla povertà economica.
Una caratteristica accumuna tuttavia donne richiedenti asilo, profughe e migranti: un elevato rischio di infezioni a trasmissione sessuale, violenza, gravidanze indesiderate, complicanze ostetriche e morte.
Lo studio finlandese è stato condotto su 278 donne di età compresa fra 18 e 50 anni, raggruppate in quattro categorie in base al Paese di nascita:
- Russia e altri Stati dell’ex Unione Sovietica;
- Medio Oriente e Nord Africa (principalmente Turchia, Iran e Iraq);
- Paesi dell’Africa sub-sahariana e australe (principalmente Somalia, Nigeria, Angola e Camerun);
- Altri Paesi: Nicaragua, Albania, Bangladesh, India, Cuba, Kosovo e Sri Lanka.
Le percentuali di rischio sono state calcolate per attività sessuale, uso di contraccettivi, mutilazioni ed escissioni genitali, gravidanze totali, aborti spontanei, aborti indotti, salute mestruale. L’accettabilità delle domande sulla salute sessuale è stata stimata in base al numero di mancate risposte.
Questi i principali risultati:
- fra le donne provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana e australe, il 21% (CI 95% 10,4-38,9) aveva avuto sei o più partner sessuali negli ultimi 12 mesi;
- la maggior parte delle donne provenienti da Altri Paesi (62%, CI 95% 39,9-79,7) e di quelle provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana e australe (51%, CI 95% 34,1-68,2) non aveva utilizzato contraccettivi di alcun tipo durante l’ultimo rapporto sessuale;
- il 30% delle donne provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana e australe (CI 95% 18,7-45,2) ha segnalato di avere subito mutilazioni ed escissioni genitali, a un’età media di 5 anni;
- il 10% (CI 95% 6,6-13,9) di tutte le donne e il 25% (CI 95% 14,3-39,2) di quelle provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana e australe erano incinte al momento dello studio;
- il 35% (CI 95% 25,5-46,0%) delle donne provenienti da Russia e altri Paesi dell’ex Unione Sovietica aveva avuto almeno un aborto indotto;
- le mancate risposte variavano fra il 7 e il 17%, con un'incidenza maggiore nelle domande relative all’uso di contraccettivi fra le donne provenienti da Medio Oriente e Nord Africa.
- è importante includere, con la dovuta delicatezza, la salute ginecologica e riproduttiva nelle valutazioni sanitarie offerte alle donne richiedenti asilo;
- è fondamentale che gli enti del terzo settore si attivino sempre più estesamente a supporto dei servizi sanitari pubblici e privati nell’accoglienza e nell’accompagnamento di queste donne verso una vita riproduttiva e sessuale informata, consapevole e auto-determinata.