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Patologie cardiovascolari nella donna: fattori di rischio femminili

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Patologie cardiovascolari nella donna: fattori di rischio femminili
11/03/2021

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Commento a:
Young L, Cho L.
Unique cardiovascular risk factors in women
Heart. 2019 Nov;105(21):1656-1660. doi: 10.1136/heartjnl-2018-314268. Epub 2019 Jul 17
Analizzare i fattori di rischio cardiovascolare nelle donne, e discutere le principali opzioni di prevenzione e di cura: è questo l’obiettivo della review di Laura Young e Leslie Cho, del Dipartimento di Medicina Cardiovascolare presso la Cleveland Clinic Foundation, USA.
Negli Stati Uniti, a fronte di una generale riduzione del tasso di mortalità da eventi cardiovascolari, si è assistito negli ultimi anni a un netto incremento del rischio nelle donne di età compresa fra i 35 e i 54 anni.
Questo trend è stato attribuito a una crescente prevalenza di fattori di rischio generali, ma con effetti più gravi che nella popolazione maschile: ad esempio, è noto che il diabete e il fumo determinano nella donna un rischio relativo superiore rispetto all’uomo.
Ma oltre a questi fattori, oggi sappiamo che diverse condizioni cliniche esclusive del genere femminile possono determinare del pari un aumento del rischio cardiovascolare: la pre-eclampsia, il diabete gestazionale, la sindrome dell’ovaio policistico, la menopausa precoce e alcune malattie autoimmuni.
Lo studio discute questi aspetti ed evidenzia come la maggior parte di questi specifici fattori di rischio possa essere identificata precocemente e quindi sottoposta ad adeguate strategie preventive a livello farmacologico e di stili di vita.
L’American College of Cardiology (ACC) e l’American Heart Association (AHA) hanno recentemente pubblicato linee guida sulla gestione dell’ipercolesterolemia (2018) e sulla prevenzione primaria (2019), citando proprio la pre-eclampsia, la menopausa precoce e le patologie autoimmuni come “risk enhancers” (amplificatori del rischio) che, per esempio, possono suggerire l’avvio precoce di terapie a base di statine nelle donne borderline o a rischio intermedio.

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