La ricerca è stata condotta su 38 donne giapponesi (età media: 62.9 anni) attraverso:
- il sequenziamento del gene 16S rRNA, che fornisce l’elenco dei batteri presenti nell’intestino e le loro proporzioni;
- il FRAX® (Fracture Risk Assessment Tool), uno strumento sviluppato dal Centre for Metabolic Bone Diseases dell’Università di Sheffield per stimare il rischio di frattura in uomini e donne a lungo termine (10 anni);
- la mineralometria ossea computerizzata (MOC), nota anche come densitometria ossea;
- l’analisi dei marker di turnover osseo: vitamina K e fosfatasi acida tartrato-resistente 5b (tartrate-resistant acid phosphatase 5b, TRACP-5b);
- un questionario auto-compilato, inclusivo di domande su fratture e introito di vitamina K.
I livelli di vitamina K, densità minerale ossea e TRACP-5b sono stati distinti in “elevati” e “bassi” secondo questi rispettivi valori di cut-off:
- 0.06 ng/mL;
- 87.05%;
- 420 mU/dL.
Il rischio di frattura è stato calcolato per ciascun ceppo batterico.
Ecco, in sintesi, i risultati:
- nel gruppo con alti livelli di vitamina K2 è risultato predominante la specie Bacteroides (29.73% vs 21.58%, P = 0.022);
- la probabilità di fratture era significativamente più elevata nel gruppo con bassi livelli di Bacteroides (RR = 5.6);
- il ceppo delle Rikenellaceae era più abbondante nel gruppo con bassa densità minerale ossea e nel gruppo con alti livelli di TRACP-5b (2.15% vs 0.82%, P = 0.004; 2.38% vs 1.12%, P = 0.013, rispettivamente).
In conclusione:
- le proporzioni relative di Bacteroides e Rikenellaceae sembrano influenzare il metabolismo osseo e il rischio di frattura;
- ulteriori studi potranno confermare e spiegare questa correlazione, aprendo nuove strade per la prevenzione e la terapia dell’osteoporosi.