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Differenze di genere nel morbo di Parkinson: uno studio internazionale

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13/07/2017

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Georgiev D, Hamberg K, Hariz M, Forsgren L, Hariz GM.
Gender differences in Parkinson's disease: a clinical perspective
Acta Neurol Scand. 2017 Jul 2. doi: 10.1111/ane.12796. [Epub ahead of print]
Raccogliere e valutare i dati clinici disponibili sulle differenze di genere nel morbo di Parkinson: è questo l’obiettivo dello studio coordinato da D. Georgiev ed espressione dello University Clinical Centre di Ljubljana (Slovenia), dello University College di Londra (Regno Unito) e della Università di Umeå (Svezia).
Una precisa identificazione delle differenze di genere è importante per la personalizzazione delle terapie, la previsione dei risultati e un’efficace presa in carico delle esigenze individuali e sociali delle persone colpite da questa impegnativa patologia.
La review è stata condotta sistematicamente sugli articoli originali e sulle meta-analisi pubblicate fra il 1990 e il 2016.
Nonostante il fatto che il Parkinson sia il disturbo del movimento più studiato a livello internazionale, le indagini sulle differenze di genere sono ancora poche. I dati raccolti, comunque, indicano che molte caratteristiche cliniche della malattia variano fra uomini e donne. In particolare:
- la prevalenza del morbo è leggermente superiore fra gli uomini;
- nei maschi, inoltre, la patologia tende a essere più precoce;
- fra le donne prevalgono i sintomi legati al tremore, mentre fra gli uomini sono più frequenti quelli correlati alla rigidità;
- la stimolazione cerebrale profonda produce benefici motori simili nei due gruppi, ma le donne mostrano un più convincente miglioramento nelle attività quotidiane;
- le donne ottengono risultati migliori nei test cognitivi generali e nell’esecuzione nei compiti cognitivi di tipo verbale;
- le donne, però, soffrono maggiormente di sintomi caratterizzati da dolore e di depressione.
Sembra peraltro che le differenze sul piano cognitivo, dell’umore e della percezione del dolore non siano specifiche del morbo di Parkinson, in quanto possono essere rilevate anche in altre patologie neurologiche e persino in soggetti sani. Questo non toglie, naturalmente, che vadano seriamente prese in considerazione nella formulazione della terapia e dell’assistenza.
Gli autori concludono il loro lavoro auspicando che l’argomento venga approfondito con studi longitudinali prospettici di alta qualità.
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