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Una nuova classificazione per il dolore vulvare e la vulvodinia

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21/04/2016

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Bornstein J, Goldstein AT, Stockdale CK, Bergeron S, Pukall C, Zolnoun D, Coady D; consensus vulvar pain terminology committee of the International Society for the Study of Vulvovaginal Disease (ISSVD), the International Society for the Study of Womenʼs Sexual Health (ISSWSH), and the International Pelvic Pain Society (IPPS)
2015 ISSVD, ISSWSH and IPPS Consensus Terminology and Classification of Persistent Vulvar Pain and Vulvodynia
Obstet Gynecol. 2016 Apr; 127 (4): 745-51. doi: 10.1097/AOG.0000000000001359
Nel 2015, come esito di un “consensus statement” tra esperti delle principali società internazionali sulla patologia vulvare (International Society for the Study of Vulvovaginal Disease, International Society for the Study of Women’s Sexual Health, International Pelvic Pain Society) sono state elaborate una nuova classificazione e una nuova terminologia del dolore vulvare persistente e della vulvodinia. Il lavoro è stato reso possibile dai numerosi progressi registrati dalla ricerca nell’ultimo decennio. Agli incontri che hanno portato al documento di consenso hanno partecipato anche, in qualità di osservatori, l’American College of Obstetricians and Gynecologists, l’American Society for Colposcopy and Cervical Pathology, e la National Vulvodynia Association.
Questa revisione sostituisce la precedente del 2003 e mette in evidenza la complessità della presentazione clinica e dell’eziopatologia del quadro patologico, la cui incidenza è nettamente rilevante (13-17% della popolazione femminile).
La nuova classificazione distingue:
- il dolore vulvare provocato da cause specifiche: infettive (fra cui la candidiasi recidivante), infiammatorie, neoplastiche, neurologiche, traumatiche (fra cui le lesioni da parto), iatrogene (fra cui radio e chemioterapia), ormonali (fra cui la sindrome genitourinaria della menopausa, precedentemente nota come atrofia vulvo-vaginale);
- la vulvodinia come dolore vulvare della durata superiore a 3 mesi, senza alcuna causa identificabile.
Il dolore viene inoltre descritto in funzione:
- della localizzazione: localizzato (per esempio, vestibolodinia, clitoridinia), generalizzato, misto;
- dei fattori scatenanti: provocato (contatto, penetrazione), spontaneo, misto;
- del tempo di comparsa: primario, secondario;
- delle caratteristiche temporali: intermittente, persistente, costante, immediato, ritardato).
Sono inoltre approfondite – e questa è la principale novità rispetto alla classificazione del 2013 – le possibili patologie associate (comorbilità) a carico di altri organi e apparati (sindrome della vescica dolorosa / cistite interstiziale, fibromialgia, sindrome dell’intestino irritabile, disturbo temporo-mandibolare), nonché una serie di variabili potenzialmente associate al dolore vulvare (genetiche, ormonali, infiammatorie, muscoloscheletriche, neurologiche, psicosociali, strutturali), importanti per meglio definire l’approccio terapeutico specifico per ogni singola paziente.
Lo studio è stato condotto in quattro fasi:
1) consensus conference sulla terminologia da adottare, a cui hanno partecipato rappresentanti delle tre società;
2) analisi degli studi più rilevanti per stabilire il livello di evidenza di ogni fattore associato alla vulvodinia;
3) ridefinizione della terminologia sulla base del feedback trasmesso dai membri delle tre società;
4) revisione e certificazione della nuova terminologia.

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