Non soddisfatta, qualche mese dopo andai da un’altra ginecologa la quale, per tutta risposta, disse che esageravo con l’igiene intima e che quindi avevo finito per distruggere la flora batterica della vagina. Mi consigliò una vaccinazione, ma nemmeno questo mi aiutò a guarire. Così cambiai ancora dottore, e poi un altro ancora... Alla fine ne vidi più di cinque solo in quel periodo. Feci ogni tipo di esame e di tampone vaginale, ma nessuno sembrava capire veramente che cosa avessi. Si susseguivano le diagnosi approssimative: «Il suo è un problema psicosomatico», «E’ la sua natura..», «I suoi genitali sono troppo piccoli», «Potrebbe trattarsi di un herpes...». Nonostante le varie cure consigliatemi, il problema – anziché migliorare – giorno dopo giorno, anno dopo anno, andava sempre peggiorando. Giunsi persino ad avere tagli sanguinanti sulle labbra, gonfiore, e una grave secchezza vaginale che mi rese quasi impossibile avere rapporti intimi con il mio partner.
Allora commisi un errore che avrebbe potuto costarmi caro: mi sentivo delusa, amareggiata, rassegnata, e così decisi di non proseguire nella ricerca di una soluzione. La mia malattia mi pareva ormai incurabile. Per fortuna, però, il destino mi aveva riservato una sorpresa...
Due anni fa, una cara amica che era al corrente del mio problema mi consigliò di andare del suo medico, una giovane ginecologa che l’aveva aiutata molto in passato e di cui aveva piena fiducia. Sulle prime non volevo, poi mi convinsi e presi un appuntamento. Le mie aspettative non andarono deluse. Ascoltando la mia storia, la dottoressa immediatamente individuò il problema che in seguito la visita confermò: soffrivo di lichen sclerosus. Forse non ci crederete, ma erano passati 28 anni dall’inizio della malattia!
La dottoressa mi spiegò che il lichen sclerosus è una patologia cutanea che ha in genere una causa autoimmune, e in cui la mucosa del vestibolo vulvare e della vagina si presenta sottile, atrofica e biancastra. In pratica, tutta l’area genitale va incontro a una specie di invecchiamento precoce, con forte prurito, ma anche gonfiore e infiammazione. La secchezza poi si aggrava ulteriormente perché il dolore alla penetrazione compromette l’eccitazione e la conseguente lubrificazione vaginale, innescando un circolo vizioso che può azzerare completamente la risposta sessuale.
La terapia consigliatami dalla dottoressa – applicazioni locali di testosterone propionato – ha migliorato enormemente la situazione della mia pelle: in sei mesi ho avuto un cambiamento tale da sentirmi finalmente una donna come le altre. In parallelo, per l’igiene intima, mi ha prescritto impacchi giornalieri di olio di germe di grano, che si è rivelato un ottimo emolliente.
Dalla mia esperienza, ho capito che non bisogna mai arrendersi, neppure di fronte un problema che altri definiscono “irrilevante”. Per me infatti l’impatto di questa malattia è stato drammatico, con disagi gravissimi anche per il mio partner e il nostro rapporto: e se non avessi incontrato questo medico splendido, la mia vita adesso sarebbe completamente in preda al dolore e allo sconforto. Anche se sofferenza intima e dolore sono durati per 28 anni!
A tutte le donne con lo stesso problema dico quindi: non fermatevi mai di fronte a una porta chiusa, e una diagnosi imprecisa! Non disperate, non arrendetevi, e proseguite il vostro cammino alla ricerca di un medico preparato a trattare il vostro caso, e che sia sensibile e attento ai problemi femminili.
Simona M.