Paolo Silenziario, Antologia Palatina, Libro V, 241
Tratto da: Salvatore Quasimodo, Fiore dell'Antologia Palatina, Guanda, Parma 1958 - Garzanti, Milano 1977
Guida alla lettura
Questo epigramma ritrae con intensa delicatezza la nostalgia per la persona amata, e ci insegna come un amore non altèro – capace di riconoscere nell’altro la sorgente della propria speranza – possa ricomporre i contrasti della vita. L’accenno all’Acheronte, fiume dell’oltretomba secondo gli antichi Greci, e il soffio quasi impercettibile di quell’addio, suggeriscono però un secondo livello di lettura, certamente allegorico ma non arbitrario: l’amore può soccorrere nella malattia, può perfino salvare dalla morte, se sa aiutare chi soffre a risvegliare le energie vitali nascoste nel profondo del proprio cuore.
Stavo per dirti “Addio”, ma ho frenato la voce e sono qui ancora con te. Quanto l’odiosa notte d’Acheronte io temo la tua amara lontananza. Come la tua luce è simile al giorno! Ma il giorno è muto e tu invece mi porti la tua voce, più dolce di quella delle Sirene. Ad essa è legata ogni mia speranza.
Biografia
Poco sappiamo di Paolo, vissuto a Bisanzio nel VI secolo dopo Cristo e detto “Silenziario” (Silentiarius) dall’incarico di cerimoniere ricoperto nel consiglio imperiale (silentium) di Giustiniano I. La sua fama è legata in particolare agli epigrammi amorosi in lingua greca, giuntici attraverso l’Antologia Palatina. Di questa particolare forma letteraria, che rifiorirà durante il Rinascimento soprattutto fra i poeti italiani, è una delle ultime grandi voci.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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