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Salvare gli ovociti: una scelta di serenità

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07/05/2010

Le vostre lettere alla nostra redazione

Buongiorno, ho 37 anni e vorrei parlarvi della mia esperienza in merito all’infertilità e alla crioconservazione degli ovociti. Da circa sei anni ho un’amenorrea secondaria a un forte stress psicofisico, che mi ha causato anche un repentino calo di peso. Negli anni ho consultato una decina di medici fra ginecologi ed endocrinologi: tutti mi hanno fatto fare analisi ormonali ed ecografie, e tutti hanno sempre concluso la loro indagine con un’unica terapia: la pillola.
Sì, effettivamente la pillola mi induceva il ciclo, ma non è mai stata in grado di stimolare il corretto funzionamento delle ovaie, con la conseguenza che, alla sospensione della cura, il ciclo non arrivava più. Ho perfino fatto una laparoscopia diagnostica, rivelatasi poi inutile e invasiva. Insomma, ero sotto tono da tutti i punti di vista, anche perché prima di allora avevo sempre avuto un ciclo regolare.
Due anni e mezzo mi sono trasferita a Milano per lavoro, e ho avuto modo di contattare una ginecologa che avevo visto qualche volta sui giornali. Devo dire che la sua umanità, unita alla competenza, mi ha subito fatto sentire di essere in buone mani. Certo, ho dovuto rifare per l’ennesima volta tutte le analisi, ma da subito questa dottoressa mi ha prescritto anche degli esami di cui gli altri medici non mi avevano mai parlato, come il dosaggio dell’ormone antimulleriano e dell’inibina B. Attraverso questi accertamenti, per me completamente nuovi, la dottoressa ha rilevato una riserva ovarica molto scarsa, con valori sicuramente non normali per la mia età, e mi ha detto che nel giro di pochi anni potrei andare in menopausa precoce, con conseguente impossibilità di avere dei bambini.
Emotivamente è stato un duro molto colpo, anche perché una delle cose che più desidero nella vita è un figlio, anche se per svariate ragioni ho sempre rinviato la gravidanza. La dottoressa mi ha aiutata a superare lo choc e, sul fronte tecnico, mi ha consigliato di procedere con la crioconservazione degli ovociti, in modo da lasciarmi aperta una possibilità, qualora la menopausa precoce dovesse arrivare davvero. Anche “metabolizzare” tutto questo è stato difficile, ma poi ho deciso di ascoltare il suo consiglio e, sempre su sua indicazione, mi sono rivolta all’ospedale Sant’Orsola di Bologna.
Sulle prime mi sentivo molto ansiosa, nervosa, depressa, perché – ripeto – non avevo mai preso in considerazione l’eventualità di non poter avere figli nella mia vita. E i medici che avevo consultato in passato mi avevano detto che era tutto nella norma, che non ci sarebbero state conseguenze per un’eventuale maternità... e invece se non fossi mai andata dalla mia cara dottoressa, e non avessi mai fatto quelle analisi, non mi sarei accorta di nulla o – peggio – lo avrei scoperto troppo tardi!
La crioconservazione degli ovociti è un percorso duro da affrontare, soprattutto quando sei sola e non hai in compagno, e ti dai tanto da fare in vista di un futuro che non sai nemmeno se mai ci sarà... ma di alternative non ce ne erano tante, e quindi con pazienza e determinazione ho affrontato anche questa delicata fase.
L’esito della procedura, a giudizio di tutti, è stato più che soddisfacente. Certo, la crioconservazione non ha risolto il problema della possibile menopausa precoce, con tutto ciò che potrebbe comportare per la mia salute, ma almeno mi sta aiutando ad affrontare la vita con maggiore serenità, sapendo di aver fatto tutto quanto era nelle mie possibilità per poter avere, un giorno, il tanto desiderato piccolino.
A tutte le donne che, come me, si trovano di fronte alla scelta tra fare e aspettare, dico di agire con tempestività... solo così potrete mantenere intatta la speranza di diventare mamme!
Adriana S.
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