Lo studio si colloca nel contesto delle recenti ricerche sugli psicobiotici, una nuova classe di probiotici che, agendo sull’asse intestino-cervello, offrono interessanti prospettive di cura per diversi disturbi psichiatrici.
Il trial è stato condotto su 45 pazienti, così suddivisi:
- 20 nel gruppo probiotico, trattato per quattro settimane con una dose giornaliera di 1010 CFU;
- 25 nel gruppo placebo, trattato con maltodestrina.
La variazioni dei sintomi psichici e gastrointestinali sono stati misurati con:
- la Hamilton Depression Rating scale-24 Items (HDRS-24);
- la Montgomery-Asberg Depression Rating Scale (MADRS);
- la Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS);
- la Gastrointestinal Symptom Rating Scale (GSRS).
Sono stati inoltre rilevati i livelli di cortisolo, TNF-α e IL-β.
Per comprendere il meccanismo d’azione del probiotico, infine, sono stati valutati:
- il turnover della serotonina;
- la composizione del microbiota intestinale;
- i metaboliti del triptofano.
Questi, in sintesi, i risultati;
- il Bifidobacterium breve CCFM1025 ha prodotto un effetto antidepressivo significativamente migliore del placebo, sia rispetto alla HDRS-24 (placebo: mediana del miglioramento nel punteggio = 6.44, deviazione standard = 5.44; CCFM1025: M = 10.40, SD = 6.85), sia rispetto alla MADRS (placebo: M = 4.92, SD = 7.15; CCFM1025: M = 9.60, SD = 7.37);
- l’analisi per fattori di BPRS e GSRS conferma come i problemi emotivi e gastrointestinali possano essere influenzati dall’equilibrio del sistema serotoninergico;
- il CCFM1025 riduce in modo più efficace del placebo il turnover della serotonina (placebo: M = -0.01, SD = 0.41; CCFM1025: M = 0.27, SD = 0.40);
- questi risultati possono essere dovuti alle variazioni che il probiotico determina nella composizione del microbiota intestinale e nel metabolismo del triptofano.
In conclusione:
- il Bifidobacterium breve CCFM1025 è un promettente psicobiotico per la cura della depressione e dei disturbi gastrointestinali associati;
- sono auspicabili ulteriori e più ampi studi per confermarne l’indicazione e consolidarne l’impiego in ambito clinico.