Le donne portatrici di una mutazione BRCA hanno un maggiore rischio di sviluppare un cancro al seno e ovarico. La strategia più efficace per ridurre questo rischio è la salpingo-ovariectomia bilaterale, eventualmente associata alla mastectomia. L’intervento è consigliato in particolare alle donne di età compresa fra i 35 e i 40 anni, per la mutazione BCRA1, e fra i 40 e i 45 anni, per la mutazione BRCA2.
Queste donne (e soprattutto le portatrici della mutazione BRCA1, che vengono operate a un’età ancora più giovane) vanno incontro a una menopausa precoce iatrogena, con sintomi seri e una peggiore qualità di vita, ma anche un aumentato rischio di osteopenia e osteoporosi, malattie cardiovascolari (ipertensione, infarto) e neurodegenerative, fra cui la demenza di Alzheimer e il morbo di Parkinson. Rischi che secondo alcuni ricercatori vanno ridotti, attraverso la terapia ormonale sostitutiva (TOS).
Tuttavia, benché studi recenti indichino che la TOS non sembra compromettere l’effetto protettivo sul seno della salpingo-ovariectomia, è necessario che l’indicazione e il tipo di cura vengano valutati in modo congiunto dall’oncologo di fiducia e dal ginecologo esperto di terapie ormonali, affinché la decisione sia ben ponderata e personalizzata per la singola donna, di cui vanno ben valutati rischi e benefici di ciascuna opzione.
In particolare:
- gli estrogeni in sé non sembrano aumentare il rischio di cancro al seno nelle donne portatrici della mutazione BRCA1 sottoposte a salpingo-ovariectomia;
- la sicurezza del progesterone, indispensabile per la protezione dell’endometrio, richiede invece ulteriori verifiche. D’altra parte, quando la donna viene sottoposta anche a isterectomia, l’indicazione del progesterone viene meno, e con essa il potenziale rischio per la mammella.
In sintesi, quindi: i ricercatori restano prudenti, in considerazione sia dell’alto rischio basale nelle portatrici di BRCA1 e/o BRCA2, sia dell’assenza (per ora) di studi controllati che abbiano valutato in modo dirimente il ruolo delle terapie ormonali sostitutive in questo gruppo di pazienti. Ogni decisione deve quindi essere personalizzata, come anticipato, grazie a una stretta collaborazione fra oncologo di fiducia e ginecologo esperto di terapie ormonali, per scegliere il meglio per la singola donna, in termini di qualità di vita, ma anche di aspettativa di salute, su tutti i fronti.