Guida alla lettura
Conosciamo l’impegno politico di Mickiewicz, e possiamo ben pensare come quelle lacrime siano state provocate, spesso, dalla sofferenza della patria. Ma il pianto che sembra innervare ogni verso è anche qualcosa di più universale: è il pianto di ogni donna e di ogni uomo di fronte alla morte e alla malattia, alla violenza e all’ingiustizia. E al confronto di quelle sconfitte dell’età “d’uomo” – evocate in tono così asciutto, quasi in un sospiro, e perciò tanto più drammatiche – ben veniale appare la sciocca superbia della giovinezza: illusione che si perdona volentieri a un giovane talento inquieto e impetuoso.
Cesare Pavese, nel saggio “Del mito, del simbolo e d’altro” (Feria d’agosto, Einaudi 1973), annota: «Nessun bambino sa nulla del “paradiso infantile” in cui a suo tempo l’uomo adulto s’accorgerà di esser vissuto». A volte quel preteso paradiso si rivela un inferno, altre volte l’inferno è solo rimandato al tempo che verrà. Adam Mickiewicz ci ricorda con forza che l’età adulta è sempre, per qualche ragione, un’età di sconfitte, talvolta sopportabili, talvolta davvero infernali. E con il suo limpido canto dà per sempre voce alla sofferenza di tutti, come quando – giovane superbo e generoso – combatteva per gli oppressi della storia.
sulla mia infanzia idillica ed angelica,
sulla sciocca e superba giovinezza,
sulla mia età d’uomo, età di sconfitte,
le mie lacrime, pure, fitte, scesero.
Biografia
Il giovane poeta, infatti, è arrestato nel 1823 e mandato in esilio in Russia, a Pietroburgo, dove conosce Aleksandr Puškin e rimane cinque anni. Sono di questo periodo i primi due volumi di poesie. Ha occasione di visitare Mosca e Odessa, nel sud dell’Ucraina, città d’arte, di musica, affacciata sul Mar Nero, voluta dalla zarina Caterina, che offre anche la celeberrima scalinata Potëmkin immortalata nel capolavoro del regista Sergej Ėjzenštejn, ma soprattutto apprezzata per essere un crocevia di culture e popoli in transito. Successivi al periodo di Odessa sono “I sonetti di Crimea”, un’oasi di intenso lirismo, pubblicati in Italia da Adelphi, che li considera «come una delle più perfette raccolte di liriche dell’età romantica: visioni sontuose, traboccanti di immagini, paesaggi smaltati e percorsi da brividi: un diario di viaggio e di avventure in una terra, la Crimea, che ospitò un mosaico di genti e civiltà – tartari, persiani, armeni, khazari, russi, ebrei...».
Ed è evidentemente questa l’atmosfera respirata dal poeta polacco Adam Mickiewicz che, abbandonata la Russia nel 1829, viaggia a Berlino, Dresda, Praga, Weimar, dove fa visita a un poeta già allora di fama universale, Wolfgang Goethe. Più tardi è a Bonn, luogo natale di Beethoven, poi è in Svizzera, e di qui in Italia, dove scende sino a Roma. E nella città eterna, nel 1830, lo raggiunge l’annuncio della rivoluzione polacca, la celebre “Rivolta di Novembre”, ribellione armata contro il dominio dell’Impero russo in Polonia e Lituania, conclusa con la caduta di Varsavia, a cui s’ispira, con accenti patriottici di pathos e drammaticità, lo Studio Op. 10 No. 12, di Fryderyk Chopin. Al sopraggiungere delle notizie rivoluzionarie il poeta riparte subito per la Polonia, dove arriva però tardi. In seguito si sposta in Germania e poi a Parigi, diventata nel frattempo centro dell’emigrazione polacca, dove partecipa alla vita degli esuli e scrive, nel 1832, i “Libri della nazione e dei pellegrini polacchi”.
Rimane in Francia dove pubblica, tra il 1830 e il 1840 le “Liriche di Losanna”, dopo avere ottenuto la cattedra di Letteratura latina all’università di Losanna, in Svizzera, collezione da cui è tratta “Le mie lacrime”, tradotta in italiano anche da Salvatore Quasimodo, che amava questa poesia in modo particolare. Dal 1840 al 1844 a Parigi ha la cattedra di Letterature slave al Collège de France. Nel 1848 è ancora in Italia, di nuovo a Roma, dove cerca di convincere il Papa a schierarsi dalla parte degli oppressi, ma poiché Papa PIo IX rifiuta di muovere guerra all’Austria, Mickiewicz si sposta a Milano, fondando addirittura una legione polacca, dove incontra anche le idee di Giuseppe Mazzini. Poi riparte alla volta della capitale francese, dove fonda la Tribune des Peuples, un quotidiano politico nazionalista radicale e romantico, in lingua polacca, che annovera tra i propri collaboratori attivisti di diverse nazionalità, appartenenti alle comunità emigrate dei rivoluzionari durante i Moti del 1848, appunto la “primavera dei popoli”. Lo sguardo civile e poetico del romantico Adam Mickiewicz, dunque, si apre alle idee di solidarietà internazionale e di lotta per la liberazione di nazioni.
Nel 1855, infatti, durante la guerra di Crimea, il poeta polacco raggiunge Costantinopoli, l’odierna città di Istanbul, per formare una nuova legione polacca. Il suo patriottismo lo porta a combattere contro i russi, ma qui si ammala di colera e muore, il 26 novembre 1855. Le sue ceneri, trasferite in Polonia nel 1890, sono sepolte nella cattedrale di Wawel a Cracovia.
(A cura di Pino Pignatta)