EN
Ricerca libera
Cerca nelle pubblicazioni scientifiche
per professionisti
Vai alla ricerca scientifica
Cerca nelle pubblicazioni divulgative
per pazienti
Vai alla ricerca divulgativa

La lettura, strumento del pensiero

  • Condividi su
  • Condividi su Facebook
  • Condividi su Whatsapp
  • Condividi su Twitter
  • Condividi su Linkedin
27/11/2019

Liberamente tratto da:
Enzo Bianchi, Impariamo a leggere, La Repubblica, 18 novembre 2019

Guida alla lettura

Questo fondamentale articolo di Enzo Bianchi chiarisce il significato e la portata della lettura: una prassi sempre meno diffusa in un’epoca in cui sembra dominante la dimensione comunicativa del messaggino, del tweet, del “mi piace” frettoloso e superficiale. La lettura vera, invece, esige attenzione e raccoglimento, e i suoi frutti più preziosi sono la crescita interiore e l’arricchimento culturale.
Tre gli snodi della riflessione di Bianchi:
1) saper leggere richiede e al tempo stesso sviluppa l’intelligenza, la cui etimologia rimanda proprio all’atto della lettura;
2) leggere esige una disciplina del tempo, il saper dire di no all’affastellarsi disordinato degli impegni;
3) imparare a leggere significa imparare a pensare, attraverso l’assimilazione e il progressivo dominio di un linguaggio che trascenda la semplicità, e talvolta la banalità, della comunicazione quotidiana.
Quest’ultima è forse la considerazione più importante: il linguaggio che si apprende sui libri che valgono è un indispensabile strumento per pensare. Senza un linguaggio sufficientemente ricco e raffinato, non può sussistere un pensiero articolato e capace di osservazione critica. Massimo Recalcati, in “A libro aperto. Una vita è i suoi libri” (Feltrinelli 2018) sottolinea: «Wittgenstein ricordava giustamente che i confini del mio linguaggio determinano i confini del mio mondo» (pag. 39). Chi non legge non impara realmente a parlare, e chi non sa parlare non sa pensare. All’opposto, leggere alimenta in profondità lo spirito umano, non solo nel senso etico e metafisico del termine, ma culturale ed esistenziale, del “geist” filosoficamente inteso.
Oggi, in tante scuole, i libri stanno cedendo il posto alle slide. Questa è un’ipoteca pesante sul futuro dei ragazzi. Nella delicata età dell’infanzia e dell’adolescenza, non leggere un libro scolastico non priva soltanto della specifica conoscenza veicolata dal testo, ma soprattutto trattiene dall’imparare a leggere libri in generale, e sottrae all’intelligenza un nutrimento che non può essere sostituito da altre forme di espressione. Si perde così un’opportunità che è destinata a non ripresentarsi, negli anni a seguire, con la stessa produttiva intensità.
Educhiamo i nostri giovani a leggere libri di qualità, e prima ancora a cercarli, documentandosi ed esercitando la difficile arte della scelta, per diventare, domani, adulti capaci di leggere criticamente la realtà e di incidere positivamente su di essa.
Sono giunti i giorni freddi, sovente uggiosi e, senza doverlo decidere, restiamo di più in casa, magari come me accanto a un cammino acceso, passando ore a leggere e a pensare. Imparare a pensare significa infatti anche imparare a leggere: leggere il mondo, le situazioni, gli eventi, ciò che “sta scritto” perché altri lo hanno messo “nero su bianco”. Non a caso i medievali facevano derivare la parola latina “intellegere” – letteralmente “capire” – da intus legere, “leggere dal di dentro”.
Leggere è sempre cercare di interrogare e di interpretare: per fare questo occorre ritirarsi dal “commercio” che ci attornia, dimenticare ciò che è presente ai nostri sensi e concentrarci su ciò che vogliamo leggere. Leggere è dunque fissare gli occhi e l’attenzione su dei segni scritti, su un susseguirsi di spazi bianchi e di tratti d’inchiostro disposti ordinatamente sulla superficie di una pagina, fino a uscire quasi da noi stessi (o a scendere nelle nostre profondità…) per immergerci nello scritto. Per leggere serve solo trovare del tempo, saper possedere e ordinare il tempo, cessando di dire: «Non ho tempo!», e serve un libro al quale dedicare attenzione. Anche in mezzo alla folla, in treno, in autobus, questa operazione rimane possibile e il lettore diviene, per chi lo osserva, come un’icona di interiorità, un’immagine di raccoglimento, un’allusione al viaggio della mente.
La lettura, di fatto, è una conversazione, un dialogo con chi può essere lontano mille miglia nel tempo e nello spazio: è un ricevere la parola di un altro e farla propria, interpretandola nel dialogo della propria intimità. Sant’Agostino paragonava la Scrittura a uno specchio che rivela il lettore a se stesso, Gregorio Magno parlava della «Scrittura che cresce insieme al lettore» e Marcel Proust, al termine della sua monumentale opera “Alla ricerca del tempo perduto”, le apriva nuovi orizzonti, ancor più sconfinati, asserendo che i suoi lettori sarebbero stati “lettori di se stessi”, in quanto il suo libro era solo il mezzo offerto loro perché leggessero dentro se stessi.
Sì, anche e soprattutto nella nostra società dell’immagine, leggere resta operazione di grande umanizzazione: è una resistenza alla dittatura dell’informazione istantanea, è un viaggio intrapreso con le parole dell’altro, un cammino per edificare la propria interiorità, per imparare e affermare la libertà.

Biografia

Enzo Bianchi nasce a Castel Boglione, in provincia di Asti, il 3 marzo 1943. Dopo gli studi alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, nel 1965 si reca a Bose, una frazione abbandonata del comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, scrive la regola della comunità. E’ stato priore dalla fondazione del monastero sino al 25 gennaio 2017: gli è succeduto Luciano Manicardi. La comunità oggi conta un’ottantina di membri tra fratelli e sorelle di sei diverse nazionalità ed è presente, oltre che a Bose, anche a Gerusalemme (Israele), Ostuni (Brindisi), Assisi e San Gimignano.
E’ membro dell’Académie Internationale des Sciences Religieuses (Bruxelles) e dell’International Council of Christians and Jews (Londra).
Fin dall’inizio della sua esperienza monastica, Enzo Bianchi ha coniugato la vita di preghiera e di lavoro in monastero con un’intensa attività di predicazione e di studio e ricerca biblico-teologica che l’ha portato a tenere lezioni, conferenze e corsi in Italia e all’estero (Canada, Giappone, Indonesia, Hong Kong, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo ex-Zaire, Ruanda, Burundi, Etiopia, Algeria, Egitto, Libano, Israele, Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Ungheria, Romania, Grecia, Turchia), e a pubblicare un consistente numero di libri e di articoli su riviste specializzate, italiane ed estere (Collectanea Cisterciensia, Vie consacrée, La Vie Spirituelle, Cistercium, American Benedictine Review).
E’ opinionista e recensore per i quotidiani La Stampa e Avvenire, membro del comitato scientifico del mensile Luoghi dell’infinito, titolare di una rubrica fissa su Famiglia Cristiana, collaboratore e consulente per il programma “Uomini e profeti” di Radiotre. Fa inoltre parte della redazione della rivista teologica internazionale “Concilium” e della redazione della rivista biblica “Parola Spirito e Vita”, di cui è stato direttore fino al 2005.
Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Cesare Pavese” e il “Premio Cesare Angelini” per il libro “Il pane di ieri”.
Ha partecipato come “esperto” nominato da Benedetto XVI ai Sinodi dei vescovi sulla “Parola di Dio” (ottobre 2008) e sulla “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (ottobre 2012).
Il 22 luglio 2014 papa Francesco lo ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Sullo stesso argomento per pazienti

Il dolore e la spiritualità

Il dolore e la cultura

Il dolore e la cultura

Vuoi far parte della nostra community e non perderti gli aggiornamenti?

Iscriviti alla newsletter