Guida alla lettura
Tre gli snodi della riflessione di Bianchi:
1) saper leggere richiede e al tempo stesso sviluppa l’intelligenza, la cui etimologia rimanda proprio all’atto della lettura;
2) leggere esige una disciplina del tempo, il saper dire di no all’affastellarsi disordinato degli impegni;
3) imparare a leggere significa imparare a pensare, attraverso l’assimilazione e il progressivo dominio di un linguaggio che trascenda la semplicità, e talvolta la banalità, della comunicazione quotidiana.
Quest’ultima è forse la considerazione più importante: il linguaggio che si apprende sui libri che valgono è un indispensabile strumento per pensare. Senza un linguaggio sufficientemente ricco e raffinato, non può sussistere un pensiero articolato e capace di osservazione critica. Massimo Recalcati, in “A libro aperto. Una vita è i suoi libri” (Feltrinelli 2018) sottolinea: «Wittgenstein ricordava giustamente che i confini del mio linguaggio determinano i confini del mio mondo» (pag. 39). Chi non legge non impara realmente a parlare, e chi non sa parlare non sa pensare. All’opposto, leggere alimenta in profondità lo spirito umano, non solo nel senso etico e metafisico del termine, ma culturale ed esistenziale, del “geist” filosoficamente inteso.
Oggi, in tante scuole, i libri stanno cedendo il posto alle slide. Questa è un’ipoteca pesante sul futuro dei ragazzi. Nella delicata età dell’infanzia e dell’adolescenza, non leggere un libro scolastico non priva soltanto della specifica conoscenza veicolata dal testo, ma soprattutto trattiene dall’imparare a leggere libri in generale, e sottrae all’intelligenza un nutrimento che non può essere sostituito da altre forme di espressione. Si perde così un’opportunità che è destinata a non ripresentarsi, negli anni a seguire, con la stessa produttiva intensità.
Educhiamo i nostri giovani a leggere libri di qualità, e prima ancora a cercarli, documentandosi ed esercitando la difficile arte della scelta, per diventare, domani, adulti capaci di leggere criticamente la realtà e di incidere positivamente su di essa.
Leggere è sempre cercare di interrogare e di interpretare: per fare questo occorre ritirarsi dal “commercio” che ci attornia, dimenticare ciò che è presente ai nostri sensi e concentrarci su ciò che vogliamo leggere. Leggere è dunque fissare gli occhi e l’attenzione su dei segni scritti, su un susseguirsi di spazi bianchi e di tratti d’inchiostro disposti ordinatamente sulla superficie di una pagina, fino a uscire quasi da noi stessi (o a scendere nelle nostre profondità…) per immergerci nello scritto. Per leggere serve solo trovare del tempo, saper possedere e ordinare il tempo, cessando di dire: «Non ho tempo!», e serve un libro al quale dedicare attenzione. Anche in mezzo alla folla, in treno, in autobus, questa operazione rimane possibile e il lettore diviene, per chi lo osserva, come un’icona di interiorità, un’immagine di raccoglimento, un’allusione al viaggio della mente.
La lettura, di fatto, è una conversazione, un dialogo con chi può essere lontano mille miglia nel tempo e nello spazio: è un ricevere la parola di un altro e farla propria, interpretandola nel dialogo della propria intimità. Sant’Agostino paragonava la Scrittura a uno specchio che rivela il lettore a se stesso, Gregorio Magno parlava della «Scrittura che cresce insieme al lettore» e Marcel Proust, al termine della sua monumentale opera “Alla ricerca del tempo perduto”, le apriva nuovi orizzonti, ancor più sconfinati, asserendo che i suoi lettori sarebbero stati “lettori di se stessi”, in quanto il suo libro era solo il mezzo offerto loro perché leggessero dentro se stessi.
Sì, anche e soprattutto nella nostra società dell’immagine, leggere resta operazione di grande umanizzazione: è una resistenza alla dittatura dell’informazione istantanea, è un viaggio intrapreso con le parole dell’altro, un cammino per edificare la propria interiorità, per imparare e affermare la libertà.
Biografia
E’ membro dell’Académie Internationale des Sciences Religieuses (Bruxelles) e dell’International Council of Christians and Jews (Londra).
Fin dall’inizio della sua esperienza monastica, Enzo Bianchi ha coniugato la vita di preghiera e di lavoro in monastero con un’intensa attività di predicazione e di studio e ricerca biblico-teologica che l’ha portato a tenere lezioni, conferenze e corsi in Italia e all’estero (Canada, Giappone, Indonesia, Hong Kong, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo ex-Zaire, Ruanda, Burundi, Etiopia, Algeria, Egitto, Libano, Israele, Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Ungheria, Romania, Grecia, Turchia), e a pubblicare un consistente numero di libri e di articoli su riviste specializzate, italiane ed estere (Collectanea Cisterciensia, Vie consacrée, La Vie Spirituelle, Cistercium, American Benedictine Review).
E’ opinionista e recensore per i quotidiani La Stampa e Avvenire, membro del comitato scientifico del mensile Luoghi dell’infinito, titolare di una rubrica fissa su Famiglia Cristiana, collaboratore e consulente per il programma “Uomini e profeti” di Radiotre. Fa inoltre parte della redazione della rivista teologica internazionale “Concilium” e della redazione della rivista biblica “Parola Spirito e Vita”, di cui è stato direttore fino al 2005.
Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Cesare Pavese” e il “Premio Cesare Angelini” per il libro “Il pane di ieri”.
Ha partecipato come “esperto” nominato da Benedetto XVI ai Sinodi dei vescovi sulla “Parola di Dio” (ottobre 2008) e sulla “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (ottobre 2012).
Il 22 luglio 2014 papa Francesco lo ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.