Guida alla lettura
La composizione risale probabilmente al III secolo, e ritrae con stile limpido e intenso il dolore della fanciulla, prima illusa nel suo amore, e poi lasciata senza alcun riguardo al primo screzio. Il lamento di fronte alla casa dell’amante è un topos letterario noto come “paraklausíthyron” (che in greco antico significa: presso la porta chiusa), attestato nel mondo ellenico da Anacreonte a Callimaco, e Roma da Plauto e Orazio. Ma il nostro frammento rinnova con potenza la tradizione del genere, e questo per due motivi: qui è la donna che piange, mentre di solito è l’uomo a dolersi di fronte all’uscio dell’amata; essa, inoltre, sfoga la propria sofferenza con toni sensuali e al tempo stesso intimi e raccolti, che ci trasmettono un senso di profonda autenticità.
Tutte le sfumature di sentimento emergono dai versi brevi ed essenziali: la passione e il desiderio, la gelosia e l’angoscia, l’ira minacciosa, ma anche la sopportazione e la costanza, tanto che la parte intatta della lirica si conclude con un’inaspettata proposta di mediazione, nella speranza di una piena riconciliazione. E persino i moti dell’anima meno comprensibili alla nostra sensibilità moderna (quel desiderio di schiavitù, per esempio, così anacronistico nel nostro mondo occidentale) ci interrogano sul rapporto fra uomo e donna, e su quanto questo rapporto possa deformarsi – fino al tradimento, alla negligenza grave, alla violenza fisica e morale – quando vengano meno il senso di responsabilità, la reciproca accoglienza, il desiderio di costruire insieme il futuro, nonostante gli ostacoli della vita.
Dedichiamo la lirica a tutte le donne ingiustamente abbandonate, soprattutto in quelle parti del mondo dove la schiavitù del corpo e dell’anima purtroppo non è – come nel caso della nostra fanciulla – un auspicio romantico e simbolico, ma una tragica e crudele realtà quotidiana.
Ciprìde è garante d’amore.
E tormento mi assale
quando ricordo come mi baciava con inganno
e già stava per abbandonarmi,
lui che fu l’origine della separazione
e che cominciò l’amore.
Eros mi prese: non lo nego.
Amiche stelle, e notte divina, compagna del mio amore,
portatemi ancora presso colui
al cui abbraccio Ciprìde mi trascina:
compagna alla via è la fiamma grande
che nell’anima mi arde.
Così mi oltraggia, così mi tormenta
il traditore
che prima era così sicuro di sé:
e ora non sopportò
appena un torto.
Mi sento impazzire, la gelosia mi strugge:
e abbandonata ardo tutta.
Signore, non lasciarmi fuor della porta.
Accoglimi: son felice, bramo di esser tua schiava.
Amare così follemente porta affanno grande
e gelosia e sopportazione e costanza.
Sappi che inesorabile è il mio cuore,
quando l’ira mi prende: impazzirò,
se dovrò rimaner sola
e tu corri ad altri amori.
E anche se ora siamo adirati,
subito bisogna riconciliarci:
non abbiamo forse per questo buoni amici,
che giudicheranno chi ha torto?
Biografia
La maggior parte dei testi rinvenuti è costituita da migliaia di codici, editti, registri, inventari, contratti e lettere anche private. Ma l’importanza degli scavi è legata soprattutto al ritrovamento di numerosi papiri letterari che, oltre a passi di opere già note, contengono composizioni greche e latine sconosciute alla tradizione manoscritta: grandiose liriche corali di Pindaro, frammenti squisiti di Saffo e Alceo, dialoghi e canti di Eschilo, Sofocle ed Euripide, commedie di Menandro, e persino annotazioni scientifiche di Euclide. Le campagne di scavo ci hanno inoltre restituito un’ampia sezione delle Hellenica Oxyrhynchia, opera storiografica anonima relativa agli anni 396-395 a.C., e, sul fronte spirituale, alcune delle più antiche copie del Nuovo Testamento, della versione greca della Bibbia ebraica (detta “dei Settanta”), dei “lóghia” di Gesù (raccolte di frasi non incluse nei Vangeli canonici) e, ancora, frammenti dei Vangeli apocrifi di Tommaso e degli Ebrei, dell’Apocalisse di Baruch e di Ireneo di Lione, Padre della Chiesa vissuto nel II secolo d.C.
Membro del Queen’s College di Oxford, Grenfell divenne nel 1908 professore di Papirologia e coordinò l’edizione critica degli straordinari documenti ritrovati in gioventù.