Ho tolto le ovaie e le tube all’età di 45 anni, alla fine del 2020, per puro caso, dietro consiglio di mio marito, che è medico chirurgo e che mi ha convinta dopo mesi di discussioni. Dall’esame istologico era stato rilevato un tumore intraepiteliale alle tube, da lì la richiesta all’Istituto Oncologico Veneto per il prelievo venoso che avrebbe determinato la mia mutazione, essendo figlia e nipote di due donne morte in giovane età per un carcinoma ovarico e mammario.
Il test è risultato positivo per la mutazione genetica BRCA1. La via da seguire è quella preventiva, togliere gli organi bersaglio: ovaie, tube e seno. Fra tutti gli interventi, la mastectomia bilaterale è quella più difficile da accettare, non ultimo perché si tratta di un intervento demolitivo eseguito su una persona, in quel preciso momento, sana.
In visita dalla professoressa Graziottin abbiamo parlato di quanto sarebbe stato importante per me essere affiancata in un percorso a 360 gradi nel pre- e nel post- operatorio. Conoscere i tecnicismi dell’intervento è importante, ma lo è molto di più arrivare forti mentalmente, per quanto possibile, al giorno dell’intervento. Ancora più delicato il post-operatorio, il confronto con lo specchio, lo stordimento nel vedersi diverse, la mancanza di sensibilità, il “freddo” delle protesi al tatto e non ultimo il rapporto con il partner e un’intimità tutta da ripensare.
Varrebbe la pena fare una riflessione su quanto un’équipe multidisciplinare possa essere un valido aiuto per una donna che si trova a dover fare delle scelte così impegnative, e che necessita di un grande sostegno.