Lo studio ha coinvolto donne di età superiore ai 18 anni, precedentemente diagnosticate con iperplasia atipica o carcinoma endometriale, e approvate per la conservazione della fertilità. Sono state escluse le pazienti registrate prima del 2010, se il trattamento era iniziato da meno di 6 mesi o se non era disponibile alcuna cartella clinica relativa alla gravidanza.
Questi i risultati emersi dallo studio:
- in totale, sono state osservate 95 gravidanze in 67 donne;
- la gravidanza è stata ottenuta tramite tecniche di procreazione assistita in 63 casi (66%) e il tasso di nati vivi è stato del 62%, con aborti precoci e tardivi rispettivamente nel 26% e nel 5% dei casi;
- nei 59 casi che hanno portato a un parto vivo, il parto a termine si è verificato nel 90% dei casi; il 36% dei casi ha richiesto induzione del travaglio e il 39% dei casi ha richiesto taglio cesareo;
- le complicanze materne più comuni sono state il diabete gestazionale (17%) e l’emorragia post parto (20%);
- il peso medio dei neonati alla nascita era 3110 ± 736 grammi;
- non sono state rilevate malformazioni fetali significative nel campione;
- non è stata riscontrata alcuna differenza significativa negli esiti della gravidanza fra le gravidanze ottenute tramite procreazione assistita e quelle spontanee; tuttavia, l’incidenza di induzione del travaglio, taglio cesareo ed emorragia post parto è risultata essere più elevata rispetto alla popolazione generale.
Le gravidanze di queste donne possono avere successo e presentare un tasso di nati vivi accettabile, ma il maggior numero di tagli cesarei e induzioni del travaglio può essere indizio di una maggiore cautela nella gestione ostetrica del parto, il che ovviamente non costituisce di per sé un elemento negativo. Non è stato osservato alcun aumento di esiti ostetrici avversi, a eccezione di un rischio più elevato di emorragia post parto.





