“Sono disperata. Da tre anni soffro di spotting. Tutto è iniziato nell’ottobre 2018, quando ho interrotto la contraccezione per cercare di avere un figlio. Sono andata da diversi specialisti e fatto un mucchio di esami, che però non hanno mai segnalato problemi: utero e ovaie perfetti, ecografia 3D perfetta, valori ormonali nella norma, biopsia endometriale negativa, coagulazione del sangue adeguata, nessuna malattia autoimmune. Per me è una tortura psicologica ormai costante, senza contare che la gravidanza non arriva. Potete aiutarmi? Grazie”.
Spotting persistente: un’ipotesi diagnostica
29/10/2021
Prof.ssa Alessandra Graziottin Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano
La risposta in sintesi
Gentile amica, il fatto che gli esami da lei eseguiti siano perfetti non significa che va tutto bene: è infatti possibile che vi siano alterazioni anatomiche o funzionali al di sotto della soglia di visibilità consentita dagli attuali strumenti di indagine. Il sintomo che lei lamenta va quindi considerato con attenzione, perché solo una corretta diagnosi differenziale consente poi di instaurare una terapia efficace. Ciò premesso, le illustro una possibile spiegazione del suo disturbo, con la raccomandazione di rivolgersi sempre al suo ginecologo di fiducia per qualsiasi ulteriore approfondimento. In questo video illustro: - che cos’è lo spotting; - le due fasi in cui si articola il ciclo, e gli eventi ormonali che le sottendono; - perché lo spotting può segnalare un’inadeguata produzione di progesterone nella seconda metà del ciclo (fase progestinica, o luteale); - come questa disfunzione possa spiegare anche la difficoltà di concepimento; - l’opportunità di rivolgersi a un centro specializzato in procreazione assistita per ottimizzare la fase luteale; - le principali opzioni farmacologiche; - perché sani stili di vita (movimento fisico regolare, alimentazione equilibrata, rispetto del sonno) sono fattori fondamentali di guarigione.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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