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Sopra i monti: nuove città per una nuova vita

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Sopra i monti: nuove città per una nuova vita
08/06/2022

Tratto da:
Elena Bono, Alzati Orfeo, Garzanti, Milano 1958

Guida alla lettura

Un canto di resistenza: è questo il significato profondo della lirica “Tempo è venuto”, della poetessa Elena Bono. Una lirica nata dal cuore di una persona dalla fede intensa, ma che non parla direttamente di Dio o di religione.
L’esortazione iniziale è secca e senza appello: è necessario lasciare tutto ciò che rende sicura la nostra esistenza (la “veste”), e acquistare una spada. Parole in cui risuona nitida l’eco del vangelo di Luca: «Chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una». Ma come le parole di Cristo rimandavano ad armi “altre”, armi di vita e non di morte, le armi del coraggio e della coerenza, così Elena ci invita a «fare in pezzi» il nostro cuore per gli altri, a edificare «nuove città» che possano resistere ai morti che «ingombrano le strade» e agli altri morti che «non li seppelliscono». Solo in ultimo appare Dio, laddove grida la piaga di chi è afflitto a causa della giustizia e dell’aspirazione a un vivere non superficiale.
Usciamo dalla densa metafora: Elena Bono vedeva nell’idea di “resistenza” non solo una fase della recente storia italiana, a cui pure aveva partecipato, ma anche e soprattutto un modo di essere, di negarsi al dominio della mediocrità, di combattere contro ogni speranza per un più alto ideale di vita, sino a far gridare le piaghe aperte dalla fatica di perdurare in quel progetto. Quella spaventosa immagine dei morti, di morti ovunque, di morti che non seppelliscono i morti, e di quelle nuove città da proteggere dalle forze del nulla che tutto sembrano inghiottire, parla ancora oggi con veemente eloquenza – anzi: oggi ancor più di ieri. Perché il pericolo è sempre in agguato, e l’onda del non senso sembra crescere di giorno in giorno: nelle nostre scuole, nei nostri parlamenti, nelle famiglie, per le strade, in televisione. E se il dio nella piaga di Elena era effettivamente il Signore della tradizione giudaico-cristiana, ognuno può trovare, nella propria piaga, una Presenza che sproni al fare e al non darsi per vinti: la scienza, la cultura, l’arte, la giustizia sociale, l’ambiente ferito, la cura dei deboli, l’amore per gli amici, il rispetto dei vecchi, il futuro dei figli.
Resistere non è un cammino facile, o sereno. Tante volte pare di perdersi nelle paludi dell’ostilità o, peggio ancora, nella nebbia dell’indifferenza. Ma sono ancora le parole di Elena Bono a trasmettere il coraggio di vedere la vita oltre la morte, con gli splendidi e terribili versi dei “Canti della montagna”: «Soltanto chi ogni giorno va a morire / può cantare così. / Era come cantassero / i torrenti / le grandi erbe selvagge / le montagne. / Il vostro cuore conteneva tutto / entro di sé: / erbe acque montagne / cuore umano / più grande della morte».

La parola dell'autrice

Tempo è venuto
di vendere la veste
e comprare la spada.
Tempo di fare in pezzi
il proprio cuore
e darne parte a tutti
senza fine.
E perché i morti ingombrano le strade
e gli altri morti non li seppelliscono,
tempo di costruire sopra i monti
nuove città
e sulle mura vegliare
contro le turbe livide furenti
vacillanti dei morti.
E’ tempo di ferire
ogni vivo nel cuore
e che ognuno si scavi la sua piaga.
E più la piaga grida
più v’è Dio.

Biografia

Elena Bono nasce a Sonnino, in provincia di Latina, il 29 ottobre 1921. Vive la sua prima infanzia a Recanati dove, fin da bambina, avverte un misterioso legame con l’animo poetico di Leopardi che lei chiama subito, confidenzialmente, “Giacomino”. A dieci anni si trasferisce con la famiglia in Liguria, a Chiavari, dove scriverà tutte le sue opere di poesia, teatro, narrativa e critica.
Particolarmente importanti, negli anni della sua formazione, sono le figure del padre, Francesco Bono (insigne grecista e latinista, e preside del liceo classico statale “Federico Delpino”), e della nonna materna, Elena Saltarelli, originaria di Pescasseroli, amica della ricchissima famiglia di Luisa Sipari, madre di Benedetto Croce.
Nel 1959 Elena Bono sposa Gian Maria Mazzini, giovane imprenditore e critico letterario, appartenente a un ramo collaterale della famiglia di Giuseppe Mazzini (e legato da lontana parentela anche a Giuseppe Garibaldi). Per suo marito la Bono scriverà due poesie che, insieme con altre dedicate ai familiari, verranno raccolte nella silloge “Opera omnia” (Editore Le Mani, 2007) sotto il titolo di “Piccola Via Crucis di famiglia”.
Nel periodo che intercorre dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, sfollata a Bertigaro, sull’Appennino ligure, si trova a stretto contatto con le formazioni partigiane di quella zona, a cui passa informazioni relative all’avvistamento di rastrellamenti.
Nell’aprile 1991, uno speciale del TG1 intitolato “Resistere oggi” le dedica un’intera puntata. Nel 2000, la Federazione Volontari della Libertà la onora con la consegna di una medaglia nella Prefettura di Genova. Più tardi, il Circolo partigiano Aldo Gastaldi "Bisagno" di Genova le conferisce il titolo di Presidente Onorario.
Buona parte della produzione letteraria di Elena Bono è ispirata al tema della Resistenza, intesa in accezione non solo storica ma anche esistenziale e universale, e testimoniata nella raccolta di poesie “Piccola Italia” (1981) e nei romanzi della trilogia “Uomo e Superuomo”: “Come un fiume come un sogno” (1985), “Una valigia di cuoio nero” (1988), “Fanuel Nuti - Giorni davanti a Dio” (2003-2011). Per i partigiani caduti scriverà: «Morirono per la libertà, / essi, a cui i padri non avevano insegnato / a vivere liberi»; e ancora: «Piccola Italia, Non avevi corone turrite / né matronali gramaglie. / Eri una ragazza scalza, / coi capelli sul viso / e piangevi / e sparavi».
Fra le sue opere spiccano anche le raccolte poetiche “I galli notturni” (1952) e “Alzati Orfeo” (1958), il racconto “Morte di Adamo” (1956), le opere teatrali “Ippolito” (1954), “Lo zar delle farfalle nere” (1994) e “L’ombra di Lepanto” (1996), la traduzione delle tragedie di Sofocle “Edipo Re”, “Edipo a Colono” e “Antigone” (1977).
Ammalata da tempo, Elena Bono muore Lavagna (Genova) il 26 febbraio 2014.

Note biografiche liberamente tratte da: elenabono.it
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