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La tenerezza, fondamento di ascolto e solidarietà

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La tenerezza, fondamento di ascolto e solidarietà
31/08/2022

Tratto da:
Enzo Bianchi, La tenerezza ci salverà corpo e anima se la vivremo con sorrisi, carezze e poesie
In: La Stampa – Tuttolibri, 9 luglio 2022

Guida alla lettura

In questo splendido articolo, recensione a un libro dello psichiatra Eugenio Borgna, Enzo Bianchi tratteggia i caratteri e la profonda necessità della tenerezza: disposizione del cuore che sembra avere abbandonato il nostro tempo e le nostre vite.
Tre i punti centrali della riflessione. Il primo punto: la tenerezza come antidoto a un’esistenza «divorata dalla fretta e dalla diffidenza», ma anche espressione della capacità di incontrare gli altri «nel silenzio e nella solidarietà». Brevi frasi che definiscono limpidamente le coordinate maligne dell’oggi: l’idolatria della velocità, il sospetto come grammatica delle relazioni, il chiasso superficiale alimentato da media e social, l’individualismo come unico metro dell’essere e del divenire.
Il secondo punto: la tenerezza come sorella della gentilezza e della dolcezza, ma anche della fragilità. Il che può sorprenderci, perché sovverte dalle fondamenta l’idea che, per essere di aiuto agli altri, si debba essere forti e infrangibili come granito. Nella nostra fragilità, invece, si nasconde il seme della capacità di vedere la fragilità altrui, premessa ineludibile di una compassione che non si faccia sterile commiserazione, ma si ponga come agente di cambiamento per noi e per gli altri.
Il terzo punto: la tenerezza non pertiene solo alle parole. Esistono una tenerezza delle lacrime e una del sorriso, una tenerezza degli sguardi e una dei gesti, persino una tenerezza della scrittura – e forse, verrebbe da aggiungere, una tenerezza dei sogni e una dei ricordi.
Eugenio Borgna, nato a Borgomanero nel 1930, è stato per molti anni direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Novara. Avverso a ogni forma di riduzionismo biologico dei processi mentali, Borgna è fra i principali esponenti della psichiatria fenomenologica, che sposta l’oggetto di analisi dalla malattia al paziente, e strenuo sostenitore di una “psichiatria dell’interiorità”, volta a ricostruire la dimensione profonda e soggettiva del disagio psichico, anche con indagini in campo letterario, filosofico e artistico.
Fra le sue opere spiccano Malinconia (1992), Come se finisse il mondo: il senso dell’esperienza schizofrenica (1995), Le figure dell’ansia (1997), Noi siamo un colloquio (1999), L’arcipelago delle emozioni (2001), Le intermittenze del cuore (2003), L’attesa e la speranza (2005), Nei luoghi perduti della follia (2008), Le emozioni ferite (2009), La solitudine dell’anima (2011), La dignità ferita (2013), La fragilità che è in noi (2014), Il tempo e la vita (2015), Parlarsi (2015), L’ascolto gentile (2017), L’arcobaleno sul ruscello. Figure della speranza (2018), Saggezza (2019), Il fiume della vita (2020), Antigone e la sua follia (2021), Tenerezza (2022).

La parola dell'autore

Perché la vita è un duro mestiere, perché i rapporti oggi si sono fatti duri, senza prossimità, anaffettivi, gli uomini e le donne del nostro tempo sentono soprattutto il bisogno di tenerezza. Tenerezza come sensibilità, apertura all’altro, capacità di relazioni in cui emergano l’amore, l’attenzione, la cura. La tenerezza non è un sentimento sdolcinato, ma è vero che soprattutto gli uomini, debitori di una cultura dell’uomo forte, solido, che sa sempre usare la ragione a costo di non ascoltare il cuore, di una cultura diffidente verso le emozioni, non hanno coltivato in passato e forse non coltivano nemmeno oggi questa straordinaria virtù.
A ben vedere, la tenerezza è davvero ciò che oggi più manca. Quante relazioni tra sposi o amanti vengono meno, vedono depotenziarsi la passione oppure finiscono per essere affette da violenza e cosificazione dell’altro, proprio perché manca la tenerezza. Quante relazioni di amicizia ingrigiscono perché non si è capaci di rinnovare il legame con la tenerezza. Quanti incontri non sbocciano in relazione per mancanza di tenerezza… Ecco perché la tenerezza deve vedersi ed essere riconosciuta su un volto: altrimenti il volto diventa rigido, duro, inespressivo!
Ed ecco allora che emerge tutta la profondità umana e la raffinatezza letteraria dell’ultimo saggio di Eugenio Borgna, “Tenerezza”, edito da Einaudi. È un altro di quei tasselli di sapienza umana maturata attraverso una lunga esperienza psichiatrica attraverso i quali l’autore da anni ci guida con i suoi scritti dedicati alla depressione, alla fragilità, alla responsabilità e alla speranza, al valore della parola e dell’ascolto, alla follia e alla solitudine. La tenerezza come l’esito di un cammino attraverso le umanissime emozioni, che non è tuttavia punto di arrivo ma nuovo inizio: «Non c’è cura dell’anima e del corpo, se non accompagnata dalla tenerezza che, ancora oggi più che nel passato, è necessaria a farci incontrare gli uni con gli altri, nell’attenzione e nell’ascolto, nel silenzio e nella solidarietà».
Borgna contempla la capacità di tenerezza in ogni atto umano, sia esso la parola, lo sguardo, il sorriso, le lacrime, la carezza e per farlo usa le parole di Dickinson, Mann, Walser, Leopardi, Etty Hillesum ma soprattutto Rilke, poeta delle infinite metamorfosi della tenerezza. Da subito Borgna si domanda se anche in psichiatria si ha la capacità di ascoltare i pazienti con tenerezza, gentilezza, delicatezza e pazienza oppure anche lo psichiatra è preda in una vita divorata dalla fretta e dalla diffidenza. La psichiatria dominante sembra non dare sufficiente importanza all’interiorità e al valore infinito delle parole capaci di descrivere le emozioni come la gentilezza, la mitezza, la dolcezza, la compassione, la delicatezza, la fragilità, tutte “emozioni sorelle” della tenerezza. Non è facile fare lo psichiatra se non si conoscono queste emozioni in tutto il loro valore conoscitivo e terapeutico.
Ma la tenerezza non abita sole le parole, anche il pianto sa rivelare la tenerezza, così che le lacrime per una persona cara ormai perduta si accompagnano alla tristezza, alla malinconia, alla disperazione, attenuano il dolore, addolciscono l’infelicità. Sì, ci sono lacrime di dolore e lacrime di gioia capaci silenziosamente di esprimere tutta la tenerezza dell’anima. Borgna riconosce che nella vita, e non solo in psichiatria, si dovrebbe sapere accogliere le lacrime nostre e quelle degli altri come segno di sensibilità e non come segno di debolezza.
C’è anche la tenerezza del sorriso che fiorisce silenziosamente nella gioia e che solo le ragioni del cuore consentono di decifrare. La tenerezza poi dello sguardo, negli occhi che chiedono disperatamente aiuto e che dovremmo riuscire a riconoscere e interpretare: «Lo sguardo è una porta, aperta alla visione delle emozioni che si agitano nel cuore di una persona».
Suggestive, incantevoli sono le pagine dedicate alla carezza come linguaggio della tenerezza. Ben lontana dall’esaurire nell’eros il suo significato antropologico, la carezza dà forma alla tenerezza perché il carezzare ci integra con l’altro, ci consente di sperimentare il corpo come corpo vivente.
Ma la tenerezza è sempre fragile, si rompe facilmente, basta uno sguardo infelice e la tenerezza ne resta ferita. Per questo è necessario salvare la tenerezza in noi perché la tenerezza ci fa uscire del nostro io e ci fa partecipare all’interiorità degli altri, «senza di lei la vita si inaridisce, raggelandosi, e allora non stanchiamoci (tutti) di andarne alla ricerca, sapendo che rende la vita degna di essere vissuta».
Quello che Borgna ci consegna non è un semplice saggio ma un poema alla tenerezza scritto con tenerezza, dimostrando che anche la scrittura è una forma di tenerezza. Consiglio di riporre questo testo nella valigia delle vacanze, perché leggere queste pagine fa bene all’anima. Non è semplicemente da leggere ma da meditare.

Biografia

Enzo Bianchi nasce a Castel Boglione, in provincia di Asti, il 3 marzo 1943. Dopo gli studi alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, nel 1965 si reca a Bose, una frazione abbandonata del comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, scrive la regola della comunità. E’ stato priore dalla fondazione del monastero sino al 25 gennaio 2017: gli è succeduto Luciano Manicardi, poi sostituito, nel gennaio 2022, da Sabino Chialà.
E’ membro dell’Académie Internationale des Sciences Religieuses (Bruxelles) e dell’International Council of Christians and Jews (Londra).
Fin dall’inizio della sua esperienza monastica, Enzo Bianchi ha coniugato la vita di preghiera e di lavoro in monastero con un’intensa attività di predicazione e di studio e ricerca biblico-teologica che l’ha portato a tenere lezioni, conferenze e corsi in Italia e all’estero (Canada, Giappone, Indonesia, Hong Kong, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo ex-Zaire, Ruanda, Burundi, Etiopia, Algeria, Egitto, Libano, Israele, Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Ungheria, Romania, Grecia, Turchia), e a pubblicare un consistente numero di libri e di articoli su riviste specializzate, italiane ed estere (Collectanea Cisterciensia, Vie consacrée, La Vie Spirituelle, Cistercium, American Benedictine Review).
E’ opinionista e recensore per i quotidiani La Stampa e Avvenire, membro del comitato scientifico del mensile Luoghi dell’infinito, titolare di una rubrica fissa su Famiglia Cristiana, collaboratore e consulente per il programma “Uomini e profeti” di Radiotre. Fa inoltre parte della redazione della rivista teologica internazionale “Concilium” e della redazione della rivista biblica “Parola Spirito e Vita”, di cui è stato direttore fino al 2005.
Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Cesare Pavese” e il “Premio Cesare Angelini” per il libro “Il pane di ieri”.
Ha partecipato come “esperto” nominato da Benedetto XVI ai Sinodi dei vescovi sulla “Parola di Dio” (ottobre 2008) e sulla “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (ottobre 2012).
Il 22 luglio 2014 papa Francesco lo ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
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