Guida alla lettura
Scrivevamo allora: «Dedichiamo queste intense invocazioni a quanti si spendono ogni giorno per la pace, a quanti hanno fame e sete di pace, a quanti lottano ogni giorno per ritrovare nella propria vita la pace perduta, e a quanti sono in pace, perché sappiano custodire questo dono prezioso e irradiarne generosamente le energie intorno a sé».
L’auspicio di oggi non è diverso: lo testimoniano la guerra in Ucraina, la crisi dell’energia, i cambiamenti climatici, i regimi tirannici che privano i propri cittadini di libertà e di futuro. All’alba del 2023, ogni dimensione dell’essere su questa Terra ha un disperato bisogno di pace: le donne e gli uomini di ogni latitudine, gli uccelli del cielo e i pesci delle acque profonde, gli animali che cacciamo e alleviamo – spesso con metodi e in condizioni crudeli – per il nostro nutrimento, le acque dei fiumi, le nevi e i ghiacci dei monti, le foreste saccheggiate, i campi esausti per la siccità, l’aria ammorbata dall’inquinamento, le risorse depredate senza criterio.
E’ dunque tempo di proporre nuove preghiere per una pace davvero universale (nella consapevolezza che pregare non esime tuttavia dalla responsabilità personale di operare per il bene): vengono dalle tradizioni scintoista, zoroastriana e nativo-americana. Le abbiamo tratte dal sito Meditare.net, una rivista on line di informazione culturale, ricca di testi e riflessioni in tema di benessere, rispetto, meditazione, armonia con se stessi e con il tutto che ci circonda.
La bella pagina di Meditare.net si conclude con un breve testo del poeta indiano Rabindranath Tagore (1861-1941) che riportiamo qui, al termine della nostra introduzione, come speranza e viatico per tutti noi: «Che io non preghi per essere al riparo dai pericoli, ma per avere il coraggio di affrontarli. Che io non preghi perché venga lenito il mio dolore, ma per riuscire a superarlo. Che sul campo di battaglia della vita io non mi affidi agli alleati, ma alla mia resistenza. Che io non brami mai, angosciato di paura, d’essere salvato, ma speri piuttosto nella pazienza necessaria a conquistare la mia libertà».
Coraggio, resilienza, speranza, libertà: questo auguriamo a tutti voi, care lettrici e cari lettori, per l’anno che verrà.
I testi delle preghiere
Sebbene tutte le persone che vivono
di là dall’oceano che ci circonda
siano, io credo, nostri fratelli e sorelle,
perché a questo mondo continuano
a esserci problemi?
Perché i venti e le onde
si levano nell’oceano che ci circonda?
Sinceramente spero
che il vento allontani presto
tutte le nubi che incombono
sulla cima delle montagne.
Preghiera zoroastriana per la pace
Preghiamo Dio
affinché sradichi ogni miseria del mondo:
affinché la comprensione trionfi sull’ignoranza,
la generosità sull’indifferenza,
la fiducia sul disprezzo,
e la verità trionfi sulla menzogna.
Preghiera dei nativi americani per la pace
O Grande Spirito dei nostri Antenati,
a te levo il mio calumet;
ai tuoi messaggeri, i quattro venti,
e alla Madre Terra, che provvede ai tuoi figli.
Donaci la saggezza
per insegnare ai nostri figli
l’amore, il rispetto e la gentilezza reciproci,
affinché crescano con tranquillità d’animo.
Impariamo a condividere tutto il bene
che ci doni su questa Terra.
Il pensiero dietro alle tre preghiere
Lo zoroastrismo, o mazdeismo, ossia culto del dio creatore Ahura Mazdā, è basato sugli insegnamenti del profeta Zarathustra (o Zoroastro). E’ stato la religione dell’Iran antico fino all’avvento dell’Islam, cioè fino alla conquista araba dell’impero persiano dei Sasanidi a metà del settimo secolo. Piccole comunità zoroastriane sopravvivono a oggi in Iran, Tagikistan, Azerbaigian e India. Tratti caratteristici dello zoroastrismo sono il marcato dualismo, cosmologico ed etico, fra Verità e Menzogna, fra Spanta Mainyu, lo Spirito Benefico, e Angra Mainyu (Arimane), lo Spirito Malefico; una forte tendenza al monoteismo, con l’assoluta centralità della figura di Ahura Mazdā; l’attesa per il trionfo finale di Ahura Mazdā sulle forze arimaniche e l’avvento di un salvatore; il ruolo centrale dello stesso Zarathustra, posto al centro della storia sacra.
I Nativi Americani erano in costante contatto con la natura e praticavano l’animismo: i fenomeni meteorologici erano per loro manifestazione degli spiriti naturali, che potevano essere evocati durante uno stato di trance indotto da svariate sostanze psicotrope. Si poteva entrare in contatto con gli spiriti anche mediante il digiuno, l’isolamento forzato o riti di purificazione. Mediatori fra la tribù e gli spiriti erano medici detti sciamani. In questa religione riveste un’importanza centrale il totemismo: un complesso di credenze, usi, norme sociali, obblighi e divieti fondato sulla concezione di una stretta relazione fra il gruppo umano e il totem, tipicamente animali, piante o fenomeni naturali. Il totem comporta quasi sempre un sistema di tabu: l’uomo, salvo rare deroghe in occasione di feste solenni, non deve uccidere il proprio animale o pianta-totem, né deve nutrirsene; i matrimoni all’interno di uno stesso gruppo totemico sono proibiti. La mitologia si articola in cicli di racconti sull’antenato totemico, che partecipa sia della natura umana sia di quella dell’essere-totem. La cosmologia concepisce un universo circolare, ove ogni cosa ritorna alla natura: al centro di tutto si trova il Grande Spirito.