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Donne abusate da bambine: hanno un maggior rischio di generare figli autistici?

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18/12/2014

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Roberts AL, Lyall K, Rich-Edwards JW, Ascherio A, Weisskopf MG.
Association of maternal exposure to childhood abuse with elevated risk for autism in offspring
JAMA Psychiatry. 2013 May; 70 (5): 508-15. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2013.447
Accertare se un abuso subito nell’infanzia esponga la donna al rischio di mettere al mondo un figlio affetto da autismo, e indagare se questo rischio sia in realtà determinato da una più frequente presenza di eventi perinatali avversi fra le donne abusate da bambine, quali pre-eclampsia, basso peso alla nascita, diabete gestazionale, precedenti interruzioni volontarie di gravidanza, violenza da parte del partner, parto pretermine, uso di antidepressivi, abuso di alcol e fumo durante la gestazione: è questo l’obiettivo dello studio di Andrea L. Roberts e collaboratori, del Dipartimento di Epidemiologia della Harvard School of Public Health di Boston, Massachusetts (USA).
Studi precedenti hanno dimostrato che le donne abusate da bambine (in senso fisico-emotivo e/o sessuale) vanno effettivamente incontro a un numero maggiore di eventi perinatali avversi durante le loro gravidanze; e sappiamo anche che tali eventi avversi sono associati a un più elevato rischio di autismo nei neonati. Ma il collegamento diretto fra l’abuso in età infantile e l’autismo dei figli non è mai stato accertato.
La ricerca è stata condotta nell’ambito del Nurses' Health Study II, svolto su 116.430 infermiere originariamente reclutate nel 1989 e seguite con questionari biennali. Sulla base di un ulteriore questionario somministrato nel 2001 a 54.963 di queste donne, sul tema dell’abuso infantile, sono state estratte:
- 451 madri di bambini autistici;
- 52.498 madri di figli non autistici (controlli).
Questi, in sintesi, gli interessanti risultati:
- l’abuso subito dalle donne nell’infanzia appare direttamente correlato a un aumentato rischio di autismo nei figli;
- il più grave livello di abuso fisico, emotivo e sessuale (1.125 donne) è associato alla maggiore prevalenza di autismo (1.8% vs 0.7% fra le donne non abusate, P = .005) e al maggiore rischio di autismo corretto per fattori demografici (RR 3.7; 95% CI, 2.3-5.8);
- tutti gli eventi perinatali avversi sono più frequenti fra le donne abusate da bambine, con la sola eccezione del basso peso alla nascita. In particolare, le donne esposte da piccole al più grave livello di abuso hanno, durante la gravidanza, una maggiore probabilità di fumare (17.4% vs 8.8%), bere alcolici (5.1% vs 2.8%), diabete gestazionale (5.3% vs 2.7%), pre-eclampsia (7.7% vs 3.6%), precedenti aborti (15.9% vs 10.0%), parto pretermine (9.4% vs 7.1%), uso di antidepressivi (0.4% vs 0.2%), violenze da parte del partner (23.3% vs 6.1%);
- tuttavia, questi eventi avversi spiegano solo una parte (circa il 7 per cento) del maggior rischio di autismo.
Lo studio, quindi, individua effettivamente una correlazione intergenerazionale grave tra esposizione materna all’abuso infantile e rischio di autismo nella generazione successiva.
Questo risultato, secondo gli Autori, è spiegabile con quattro diverse ipotesi:
1) l’abuso infantile potrebbe influenzare il rischio di autismo attraverso la mediazione di ulteriori eventi perinatali avversi non presi in considerazione dallo studio, quali infezioni, alimentazione inadeguata, insufficienti cure prenatali, abuso di farmaci, assunzione di droghe, stress cronico;
2) l’abuso infantile e le sue conseguenze sul piano fisico, psicologico e comportamentale potrebbero comportare alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA axis), dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi (HPG axis) e del sistema immunitario, e tali alterazioni potrebbero a loro volta accrescere il rischio di autismo nei figli di queste donne. Nella discussione dei risultati, gli Autori citano alcune evidenze a supporto di queste correlazioni. E’ stato inoltre suggerito che lo stress cronico può associarsi a elevate concentrazioni di androgeni, che a loro volta sembrano predisporre il neonato all’autismo. Infine, alcuni studi indicano come l’abuso infantile sia associato a disfunzioni immunitarie ed elevati livelli di infiammazione e neuroinfiammazione, e questi a loro volta potrebbero influenzare lo sviluppo cerebrale del feto, predisponendolo all’autismo;
3) l’abuso infantile potrebbe alterare la reattività della donna agli stressor fisici e psicologici, con un impatto neurobiologico sulla corteccia prefrontale che, a propria volta, si riverbererebbe sullo sviluppo del cervello del feto;
4) l’esposizione all’abuso infantile potrebbe essere un indicatore di rischio genetico di autismo, dal momento che secondo numerosi studi: I) i disturbi mentali dei genitori esitano spesso nell’abuso dei figli; II) il rischio genetico di autismo appare associato al rischio genetico di altri disturbi mentali. L’abuso sarebbe quindi un fenomeno indipendente e il maggior rischio di autismo sarebbe espressione di una più generale vulnerabilità genetica ai disturbi psichici.
Gli Autori concludono osservando come siano necessari ulteriori studi per investigare la correlazione tra abuso infantile sulla madre e autismo nel neonato, e al tempo stesso osservano che una conferma di questa correlazione avrebbe tre importanti conseguenze sul piano clinico:
- fornirebbe un’ulteriore ragione per prevenire e perseguire l’abuso infantile;
- consentirebbe di identificare un sottogruppo di donne caratterizzate da un elevato rischio di avere figli autistici;
- suggerirebbe la possibilità di ridurre il rischio di autismo attraverso una migliore prevenzione degli eventi perinatali avversi, che spiegano in parte la correlazione abuso-autismo.
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