La ricerca è stata condotta su 37 donne che non avevano ricevuto terapie ormonali nei precedenti tre mesi e che per otto settimane hanno assunto una volta al giorno i lattobacilli o il placebo. L’età media e l’indice medio di massa corporea delle partecipanti erano omogenei fra i due gruppi. Tutte le donne presentavano un’endometriosi al terzo o al quarto stadio, sulla base della classificazione della American Fertility Society (AFS).
La dismenorrea, la dispareunia e il dolore pelvico cronico sono stati misurati con una scala analogica visuale alla baseline, a 8 e a 12 settimane.
Questi, in sintesi, i risultati.
I punteggi iniziali per la dismenorrea, la dispareunia e il dolore pelvico cronico erano rispettivamente 6.53 ± 2.88, 4.82 ± 3.76 e 4.19 ± 3.53 nel gruppo trattato con i lattobacilli, e 5.60 ± 2.06, 3.67 ± 2.64 e 2.88 ± 2.80 nel gruppo placebo; i due gruppi erano statisticamente paragonabili.
Dopo otto settimane di trattamento, il gruppo trattato con lattobacilli ha fatto registrare una riduzione statisticamente più significativa della dismenorrea e del dolore complessivo. Infatti:
- i punteggi per la dismenorrea sono passati rispettivamente da 6.53 ± 2.88 a 3.07 ± 2.49 nel gruppo trattato con lattobacilli, e da 5.60 ± 2.06 a 4.47 ± 2.13 nel gruppo placebo;
- le variazioni dei punteggi per il dolore complessivo sono state pari a 7.33 ± 7.00 nel gruppo trattato con i lattobacilli, e a 4.11 ± 1.68, nel gruppo placebo.
Questo studio, pure condotto su piccoli numeri, indica come la somministrazione di lattobacilli riduca il dolore correlato all’endometriosi.
Il risultato è molto interessante ed è consistente con i risultati di altri lavori scientifici sul rapporto fra probiotici e dolore pelvico. Va verificato con studi numericamente più ampi e multicentrici. La riduzione del dolore potrebbe essere dovuta alla riduzione dell’infiammazione intestinale e sistemica indotta dai lattobacilli stessi, grazie alla loro azione riparativa delle cellule intestinali (“enterociti”) e delle giunzioni che le uniscono tra loro (“tight junctions”, giunzioni strette), la cui integrità è essenziale perché la parete del colon possa svolgere la sua funzione cardinale di frontiera selettiva fra mondo esterno (il lume intestinale, dove arriva il cibo, è “esterno”) e mondo interno, tutti gli organi e i tessuti. Un’altra possibilità è la produzione da parte dei lattobacilli di sostanze analgesiche che interagiscono con le terminazioni nervose del sistema nervoso enterico (ENS), critico componente del cervello intestinale (“gut brain”). Questo è già stato dimostrato per l‘Escherichia coli di Nissle (EcN), capace di produrre un lipopeptide ad azione analgesica sul sistema nervoso enterico, descritto in un articolo recentemente pubblicato su Nature Communications [Pèrez-Berezo T et al, Nat Commun. 2017 Nov 3;8(1):1314]. Altri dati ci dicono che modificazioni della dieta, con incremento dei cibi ad azione “prebiotica”, ossia che ottimizzano il benessere e le funzioni del microbiota intestinale, riducono ugualmente il dolore dell’endometriosi.
E’ quindi fondamentale ripensare la salute della donna con un approccio che si apra a un’interazione sempre più attiva con gli altri specialisti, e in particolare il gastroenterologo, mettendo la salute della donna al centro di un atteggiamento diagnostico e terapeutico multimodale e condiviso.
La scoperta del critico ruolo del cervello viscerale nella salute umana comporta un ripensamento anche del concetto di “comorbilità” e della ricerca dei denominatori comuni di patologie diverse. L’infiammazione ne è un esempio. L’utilizzo dei probiotici si inserisce in questa nuova visione del cervello viscerale come un triumvirato, composto da sistema nervoso enterico, microbiota (un vero organo a sé) e intestino. Con un caveat, tuttavia. Ogni microbiota, con i suoi triliardi di microrganismi e 3.300.000 geni (noi ne abbiamo “solo” 23.000), è unico ed esclusivo di quella persona, come un’impronta digitale. Dal punto di vista genetico, siamo noi gli ospiti del microbiota… E sappiamo ancora poco di che cosa succeda quado usiamo un probiotico: quali ceppi verranno accolti per ripopolare un microbiota decimato dagli antibiotici? Quanti verranno eliminati? Quali possono aiutarci di più nella modulazione del dolore? O di altri sintomi? E’ quindi doveroso aprire una finestra mentale dedicata al cervello viscerale, al microbiota e all’intestino in ogni specialità, e soprattutto in ginecologia. Al tempo stesso, è doveroso mantenere alto il livello di ricerca e la prudenza in ambito clinico. Così da scegliere il meglio per ogni paziente, sempre in linea con il progredire della ricerca scientifica e clinica. Anche i probiotici possono essere preziosi per ridurre il dolore viscerale e pelvico.