Elena G.
Nella genesi del disturbo si possono distinguere:
1) fattori predisponenti, quali la carenza di estrogeni, da cui dipendono sia l’innalzamento del pH con alterazione dell’ecosistema vaginale, che rende la vescica più vulnerabile all’attacco dei germi, sia la maggiore sensibilità ai traumi meccanici; la stitichezza, che favorisce le infezioni da Escherichia Coli; l’ipertono del muscolo elevatore dell’ano, che chiude in basso il bacino;
2) fattori precipitanti: infezioni da germi; traumi meccanici, quali il rapporto sessuale in condizioni di secchezza vaginale (con conseguente mancata formazione del manicotto vascolare protettivo dell’uretra) e/o quando l’elevatore dell’ano è contratto; variazioni brusche di temperatura (cistite da freddo); danni chimici o fisici, quali chemio e radioterapia;
3) fattori di mantenimento: una diagnosi inadeguata o incompleta; una terapia che non cura i fattori predisponenti e precipitanti nel loro insieme.
In positivo, la cistite può essere curata bene proprio se si sanno diagnosticare e curare questi diversi fattori. Bisogna invece evitare di prescrivere solo antibiotici sempre più aggressivi, perché questi farmaci possono danneggiare gli ecosistemi intestinale e vaginale, favorendo le infezioni da Candida. In sintesi, è consigliabile:
1) fare terapia antibiotica solo in caso di cistite infettiva, in modo mirato (dopo antibiogramma), a dose piena, e con antibiotici che rispettino l’ecosistema vaginale;
2) normalizzare il pH e l’ecosistema vaginale, con acidificanti vaginali (acido borico, vitamina C, gel che liberano ioni H+);
3) ripristinare un normale livello estrogenico in vagina, con minime quantità di estrogeni locali, da applicare due volte la settimana;
4) correggere la stipsi;
5) rilassare il muscolo elevatore contratto: con automassaggi e stretching, oppure con biofeedback dei muscoli pelvici;
6) assumere estratti di mirtillo rosso, che riducono il potere aggressivo dell’Escherichia coli nei confronti della mucosa vescicale;
7) migliorare la risposta sessuale, curando secchezza e dolore ai rapporti;
8) curare anche il partner, nel caso di infezioni “a ping-pong”.
Tutto questo deve comunque essere valutato accuratamente in sede di visita uroginecologica, per poter instaurare il piano terapeutico più completo ed efficace: ne parli con il suo medico. Un cordiale saluto.