La ricerca è stata condotta, dal 2006 al 2011, su 277 donne di età compresa fra i 18 e i 30 anni. I dati raccolti tramite questionari e misurazioni dirette riguardano principalmente una serie di misure antropometriche, la tipologia e l’entità dei sintomi mestruali, gli stili di vita, l’alimentazione.
A tutte le partecipanti è stato inoltre prelevato, nella fase medio-luteale del ciclo, un campione di sangue a digiuno fra le 7 del mattino e mezzanotte: i maker infiammatori rilevati includono dieci differenti interleuchine (IL-1β, IL-2, IL-4, IL-5, IL-6, IL-7, IL-8, IL-10, IL-12p70, IL-13), il fattore di necrosi tumorale alfa, il fattore di stimolazione delle colonie dei granulociti macrofagi, l’interferone gamma (IFN-γ) e la proteina C-reattiva.
I sintomi mestruali fisici, psichici e complessivi sono stati misurati attraverso specifiche scale di valutazione.
Dai dati – corretti per età, abitudini di fumo e indice di massa corporea – emerge che:
- la gravità dei sintomi mestruali complessivi è direttamente correlata con i livelli di IL-2 (differenza percentuale fra le donne al 75° percentile di gravità dei sintomi e le donne al 25° percentile = 24.7%; P = 0.04), IL-4 (21.5%; P = 0.04), IL-10 (28.0%; P < 0.01) e IL-12 (42.0%; P = 0.02);
- l’intensità dei sintomi psichici risulta linearmente correlata ai livelli di IL-2 (31.0%; P = 0.02);
- i sintomi fisici risultano linearmente correlati ai livelli di IL-4 (19.1%; P = 0.03) e IL-12 (33.2%; P = 0.03);
- i livelli medi di quattro fattori proinfiammatori sono significativamente più alti nelle donne con sindrome premestruale rispetto ai controlli: IL-4 (92% più elevato rispetti ai controlli; P = 0.01), IL-10 (87%; P = 0.03), IL-12 (170%; P = 0.04) e IFN-γ (158%; P = 0.01).
In sintesi, concludono gli Autori, i livelli dei marker infiammatori IL-2, IL-4, IL-10, IL-12 e IFN-γ risultano positivamente associati alla severità dei sintomi mestruali e all’eventuale sindrome premestruale. E sottolineano come il loro studio sia tra i primi a suggerire la presenza di un’elevata infiammazione cronica nelle donne affette da questi disturbi, un’indicazione che andrà confermata da ulteriori analisi.
In realtà, le nostre conoscenze su questi meccanismi biologici sono molto più avanzate di quanto non appaia dalle considerazioni conclusive. Oggi sappiamo infatti che:
- la mestruazione stessa non è altro che l’epifenomeno genitale del processo infiammatorio periferico che conduce al distacco e all’espulsione dell’endometrio in cui non si sia impiantato un uovo fecondato;
- l’infiammazione, probabilmente sulla base di una predisposizione genetica, può investire tutto l’organismo, coinvolgendo svariati organi e distretti, e generando quelli che non a caso vengono chiamati “disturbi catameniali”: la cefalea è uno degli esempi più significativi;
- nelle donne colpite da disturbi di particolare gravità, o dalla sindrome premestruale, i marker infiammatori risultano più elevati della media;
- se questi picchi infiammatori mensili non vengono curati, per esempio con l’assunzione di una pillola contraccettiva in continua, l’infiammazione stessa può cronicizzarsi e giungere a coinvolgere anche il sistema nervoso centrale (neuroinfiammazione), causando o esacerbando ansia e depressione.
Il pregio dello studio è comunque quello di avere contribuito a quantificare la correlazione fra disturbi catameniali e indici infiammatori, e di avere così aggiunto un importante tassello al quadro conoscitivo che si sta via via formando a livello scientifico e clinico.